Stai consultando: 'Il Comune Teramano nella sua vita intima e pubblica', Francesco Savini

   

Pagina (93/635)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (93/635)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
Francesco Savini
Forzani e C., 1895, pagine 612

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   Cap. VII — Condizione municipale di Teramo nel periodo barbarico. 7 ^
   siccome si è pur mostrato al citato paragrafo. Non meno importante è il passo riguardante i fondi assegnati al sunnominato oratorio che fruttavano l'annua rendita di soldi sei ed erano « liberos a tributis a fiscalibus ». In questi tributi fiscali appare la forma romana del fisco ed anzi alcuni scrittori, siccome il Troya (i), in questa frase e nella seguente « gestis municipalibus » scorgono la prova che Fermo in quell'epoca era ancora romana. Notevolissimo è poi l'inciso immediatamente successivo che dice la donazione « gestisque « municipalibus alligata » cioè registrata negli atti municipali. Ciò prova chiaramente la continuazione del municipio romano, giacché le leggi dell' Impero stabilivano che « municipalia gesta non aliter « fieri volurnus quam trium Curialiurn praesentia, excepto niagi-« stratu et exceptore publico » (2). Della suddetta frase si servì il Savigny (3) per dimostrare soltanto la durata degli Ordini romani sotto i Longobardi, ma il Troya più veracemente l'arrecò a prova dell'esser Fermo ancor romana alla fine del secolo vi (4). Dei funài, in che andavan divisi, come si è detto, e per once, giusta l'uso romano, i territorii, troviamo menzione più che in questa lettera, ove si accenna solo vagamente ad alcuni fundos, in un'altra diretta allo stesso Passivo vescovo di Fermo (j), che dice espressamente: « in fundo Gressiano, uncias octo, in fundo Staciani, uncias octo,etc.». Del resto siffatta citazione ha lo stesso valore per la nostra contea aprutina, che, siccome abbiamo qui sopra dimostrato, facea allora parte del territorio fermano. Grazie dunque alle preziose lettere di san Gregorio Magno, raffrontate con le notizie e coi documenti contemporanei, si sparge una grande luce fra le tenebre dei secoli vi e vii, e noi otteniamo, mercé loro, una sufficiente conoscenza delle condizioni amministrative e municipali della nostra regione a quell'epoca.
   7. Ed eccoci ora al secolo via, che segna l'ultimo stadio dell'occupazione longobarda in Italia e per noi invece e pel marchesato di Fermo, siccome si è detto qui sopra, il principio di quella invasione. È questo quindi un periodo importantissimo per la nostra storia e non meno importante per la grande quistione storica sulla forma del governo cittadino in Italia sotto quei barbari, la quale forma, se fosse meglio a noi nota, scioglierebbe il gran nodo delle
   (i)-TROVA, Condi%. dei Romani sotto i Longobaldi, App. cap. i, § i.
   (2) L. 151, Th. C. de decur., 12, i, Arcad et Honor.
   (3) SAVIGNY, GeschiMe des róm. Recbts, I, 272.
   (4) TROYA, op. cit., cap. i, § i.
   (5) S. GREG. MAGN., EpH., lib. XIII, ep. III.

Scarica