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Contemplazione della morte

Gabriele D'Annunzio
Il Vittoriale degli Italiani, 1941, pagine 124

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   VII APRILE MCMXII
   NCHE una volta il mondo par diminuito di
   valore. Quando un grande poeta volge la fronte verso l'Eternità, la mano pia che gli chiude gli occhi sembra suggellare sotto le esangui pai/ pebre la più luminosa parte della bellezza terrena. Penso che Maria, dolce sorella, la tessitrice dalle mani d'oro, a cui Giovanni chiamato dai suoi morti chiedeva un giorno in una tenue ode divina il « funebre panno », abbia compiuto pur quell'officio, ella che è virile in pietà come Caterina da Siena.
   E chi allora fu di lei più certo che nei cari occhi abbuiati dalla pressura scompariva anche l'allegrezza dell'aprile presente ì
   Fantasma tu giungi, tu parti mistero. Venisti, o ài lungi ì ché lega già il pero, fiorisce il cotogno là giù.
   Se imagino i suoi occhi nell'ultima ora e se imagino le rondini all'Osservanza, « quelle dal
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