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Contemplazione della morte

Gabriele D'Annunzio
Il Vittoriale degli Italiani, 1941, pagine 124

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   ripercossa dall'invisibile confino. « Ciò ch'io ti prendo, o Terra, racquisterai presto. Possa io, o pura, non ferire alcuna tua parte vitale, non il cuor tuo. »
   Roma sei exsistens e sulco pura cruento sacravit Terne Matri, qua laeserat et qua esset per gentes omnes laesura, bipennem.
   La notte era tranquilla ma non serena, con istelle. forse infauste, prese in avvolgimenti di veli e di crini. L'acqua dell'insenata non aveva quasi respiro, ma di là dalle dune e dalle selve l'Oceano senza sonno faceva il suo rombo. Nondimeno questa quiete comunicava con quel tumulto, e la sabbia di quella riva tormentosa era simile alla sabbia di questa che si taceva. Così talvolta, nella più agitata angoscia, un meandro profondo della nostra coscienza rimane in pace. E dove dunque era per approdare l'Ulisse dell' Ultimo viaggio ? su questa o su quella riva?
   O
   RA mi chiedo con turbamento perché di tratto in tratto il mio spirito interrompesse il suo fantasiare, per cercar di rinvenire in sé
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