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Contemplazione della morte

Gabriele D'Annunzio
Il Vittoriale degli Italiani, 1941, pagine 124

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   nel tempio domenicano di rosso mattone: tra il sepolcro bianconero di Taddeo Pepoli e il monumento di Re Enzio avevo sentito soffiare su me l'ambascia dell'Olifante senza pių suono.
   Va, ma non giunge. Č un brusio d'ombre vane ch'ode Re Enzio, quale in foglie secche
   notturna fa la pioggia e il vento.
   E m'ero poi smarrito nel sacro labirinto di San Stefano, nella basilica delle sette chiese. Misteri ed imagini per ogni dove, e il colore del fumo e il colore del grumo. Sanguigno e fumoso il chiostro, e sopravi l'ombra della torre quadrata, e nell'ombra il popo tra le due colonne, la carrucola di legno consunta, che non stride pių; e fra gli interstizi dell'ama mattonato l'erba umile, e intorno intorno, ai davanzali delle finestre alte, i vasi di basilico. E poi nell'altro cortile, fra il cotto, la grande tazza di pietra, il fonte senz'acqua ove nessuno si battezza pių; e il tabernacolo d'oro luccicante a traverso i vetri ' appannati; e nel vano della finestra, su una colonnetta, il gallo che canta; e, da presso, il Vescovo colmato nel marmo sepol' crale, che il canto non risveglia pių; e, dietro l'altare irto di candelabri ferrei, le rudi arche
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