Stai consultando: ' Contemplazione della morte ', Gabriele D'Annunzio

   

Pagina (28/119)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (28/119)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Contemplazione della morte

Gabriele D'Annunzio
Il Vittoriale degli Italiani, 1941, pagine 124

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   Ma, quando mi ritrovai nella strada, pensai a quella créatura divina che sempre m era parso dovesse stargli nella casa a conforto, sola quella, con la sua lampada e co* suoi libri.
   Qualora le città nobili usassero far doni ai poeti, che mai avrebbe potuto donare Bologna all'estremo Oiheride se non la testa dell'Athena Leirinia? Sembra escita da certe visioni tumula tuose dei Poemi conviviali, sembra una duratura bellezza provata dalla strage e dall'incendio, un frammento dissepolto di sotto alle rovine d'un antico assedio. Ha il viso e il collo chiaz/ zati di ferrugigno, come ingrommati di sangue vetustissimo; e sotto il collo, nello sterno e nella clavicola, è come infoscata dal fuoco che appic eaiono al tempio i saccheggiatori corazzati di bronzo.
   E troppo tardi mi ricordai d'avergliene prò/ messa l'impronta. Sapevo che n'era stato tratto il gesso, ma per notizia vaga; e i custodi del museo civico non seppero darmi alcun ragguaglio. Tut/ tavia, non potendo per allora portargli l'imagine, quanto di me gli diedi con la meditazione ch'io feci dinanzi al cippo, nella grande sala deserta, ove come la sua poesia quella forma sovrana era sola tra ruderi e cocci mediocri.
   33