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Contemplazione della morte

Gabriele D'Annunzio
Il Vittoriale degli Italiani, 1941, pagine 124

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   orecchio: « Quando sarai qui, allora sì che t'nv segnerò un segreto ». Lietamente gli dissi: « Non potrò venire se prima non abbia uccisi tutti quei mostri che sai. Mi bisogna ancora andare alla guerra », Ahimé, era egli in pace? Non lo trava/ gliava di continuo la stessa abondanza del suo amore?
   Si volse per passare nello stretto àndito, mo/ strandomi le spalle. Si creò nell'aria uno di quc gli attimi di silenzio, che serrano il capo di un uorrio come in un masso di ghiaccio diafano. E guardai la persona del mio amico con occhi dive/ nuti straordinariamente lucidi, e la pietà mi strinse, che ha talvolta il pugno sì crudele. Pareva egli portasse alle spalle tutto il peso della sua tri/ stezza, tutta l'oppressione delle sue miserie. La fronte augusta s'era celata, e non si vedeva con/ tro il muro biancastro se non l'ingombro corpo/ rale vestito di panni che il lungo uso aveva fatto quasi dolenti, non rimaneva là se non la soma greve ove s'intossica la vita che non è se non il levarne della morte.
   Volle accompagnarmi fin su la strada,se bene io m'opponessi. La sua salute era già minacciata, già dubbioso era il suo passo. Cadeva su noi una
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