CORRIERE ABRUZZESE - Annata 1876
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    Sabato 4 Dicembre 1875
    IV. 2.
    POLITICO-LETTERARIO
    Esce il Mercoledì e il 8abato IN TERAMO
    La Direzione ti Amministrazione sono provvisoriamente presso la Tipografi del giornale
    Inserzione in 4a pàgina cent. IO per linea lunghezza di colonna - In 3a pagina, cent. 15 Per più inserzioni si la ano sconto - Le lettere affrancate e vaglia postali debbono essere diretti all' ufficio del Corriere Abruzzese in Teramo.
    Ann^ . . -Sea/estr e . Trimestre. *©ejf mese .
    D' ABBONAMENTO
    Per 1' Estero armento delle spese postali
    Un numero separato cent. IO
    La politica della Settimana
    Un fulmine a ciel sereno fu per i politi-canti d1 Europa l'acquisto fatto dall' Inghilterra del canale di Suez. È noto che il canale dì Suez conduce alle Indie, ove l'Inghilterra contende il primato commerciale in special modo alla Russia che aspira ognora più ad allargarsi verso levante. Certo, se il viceré d'Egitto a-vesse offerto alla Russia questo ingentfe contratto, il principe di Gortchackoff non si sarebbe fatto prevenire da Lord Derby.
    Questo fatto che è tutto dovuto alta grandissima ricchezza di capitali accumulatisi al di là della Manica, indica assai chiaramente 1* che la questione d' Oriente ribn è affatto, assopita, 2® che 1' Inghilterra intende di lasciare a sè stesso quel gran malato che è il Sultano, e trovare il suo perno di equlibrio, in Egitto, 3° finalmente che in questo secolo il denaro può in certe occasioni rimuovere molteplici cagioni di lunghissime guerre.
    Ma, il canale di Suez ormai in mano agl'in^, glesi può dar luogo ad un altro ordine di considerazioni che toccano direttamente il popola italiano. Nessuno avrà dimenticato invero le  V animo nostro,
    Un fatto che ci conforta altamente e lascia sperare nell' avvenire, si è il cospicuo dono del Duca di Galiera a Genova, la swpwba.
    Venti milioni, donati com' io regalerei venti soldi, sono pur un dono che non ha eguali nella storia contemporanea. Il nome del Duca di Galiera resterà sempre esempio splendidissimo di un patriotismo a tutta pruova, Se ogni città d' Italia albergasse un Duca di Galiera, non vedremmo tante industrie neglette o abbandonate specialmente nelle nostre provincie.
    Speriamo che gli ardili Liguri, compiuti i laVori del porto, abbiano presto a strappare la bandiera del primato alla ,rivaje Marsiglia,
    UN' APPENDICE AL PROGRAMMA
    Lv on. Abignente in un suo discorso ai tempi delle burrascose sedute per la legge sui provvedimenti eccezionali, ebbe a dire:. Noi, o signori,, non ci conosciamo !
    Alcuni presero questa esclamazione* dell'on. Abignente per uno sfogo oratorio, o almeno per una esagerazione. Noi
    to possa nuocere alle reciproche relazioni di traffici e di commerci tra i nostri paesi e quelli di lassù.
    Chi volesse indagare le ragioni di questo fatto, non potrebbe che rintracciarle sì nelle poche e limitate relazioni esistenti tra il sud ed il nord dT Italia, sì perchè la nostra stampa che finora ebbe ima Vita rachitica e priva di alcuna importanza non passò mai il Tronto,, e forsr anco non uscì dal cerchio della Vezzola e del Tor-dino.
    Ora, se noi potessimo, con un giornale ricco di notizie, divulgare le nostre idee,», far intendere le nostre abitudini, esprimere i nostri bisogni e delineare senza intemperanza ma con fermezza la nostra situazione morale e materiale, bob avremmo forse raggiunto uno scopo altamente nobile e patriotico ? Se la stampa milanese e torinese, con la quale creeremo una reciproca relazione giornalistica, avrà, a ricredersi, quando che sia, delle- false opinioni che, anche dopo 15 anni di unione italiana, son restate a nastro carico, non avremo forse reso un servi-
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     w ., x . ----- .yvuOTvm i iniuuvtsi o
    molteplici cagioni di lunghissime guerre.
    il canale di Suez ormai in mano agl'in-», glesi pud dar luogo ad un altro ordine di considerazioni che toccano direttamente il popolo italiano. Nessuno avrà dimenticato invero le grandi speranze a cui aprivasi l'animo nostro, quando avvicinavasi I1 epoca dell' apertura di Suez. Si diceva che noi avremmo ben presto ritrovatola via delle Indie,-che il nostro commercio sarebbe ritornato allo splendore in cui era pria che fosse rivenuta la via del Capo     Vamìas vanitatum et omnia vanitas.
    Il canale di Suez è da parecchi anni aperto, e le nostri navi non solcano in gran numero quelle acque rimaste celebri dopo il passaggio del popolo di Mosè. Ora ò all' Inghilterra che dovremo chieder permesso, se vorremo seguire le orme di Nino Bixio. Tanto è vero che a nulla valgono le istituzioni, a nulla valgono i canali e le strade, se per avventura manchi la forza viva del paese.
    Ed è questo che manca a noi.
    #*# In Italia il Parlamento continua a discutere i bilanci, senza grossi incidenti. È un bene, oppure un male? Considerando il fatto che tutti a destra e a sinistra hanno paura di entrare nella via delle riforme e delle economie, sopprimendo molti impieghi inutili e-molte grasse prebende, noi saremmo tratti a dire: meglio così. A che vale far tante chiac-chere ed empir 1' aria di lamenti, quando nessuno vuol sopprimere un uffizio e nessuno vuol restringere il numero di quella falange di parassiti che vannoconosciuti sotto il nome di capi-divisione e capi-sezione a 5 o a 10 mila lire annue? Non è la prima volta che le discussioni dei bilanci, furono cagione di forti attriti; ma, dopo una inutile perdita di tempo le cose rimasero come prima.
    C è da piangere; ma, che volete? I popoli »on si cambiano così facilmente, e le loro rappresentanze sono Io specchio delle loro virtù-e delle loro colpe.
    tempi delle burrascose sedate per la legge sui provvedimenti eccezionali, ebbe adire:. Noi, o signori,, non ci conosciamo !
    Alcuni presero questa esclamazione' dell'on. Attignente per uno sfogo oratorio, o almeno per una esagerazione. Noi non crediamo nè T uno nè V altra. Basta ricordare quanto si disse di men* vero o di inesatto sul conto della Sicilia, per dar ragione all' Abignente. Chi non avrebbe creduto, a sentire i sostenitori di quella-legge molto eccezionale e poco politica, che Palermo fosse un nido di malfattori una città poco men che barbara, in cui fosse spento ogni sentimento di vita civile? Eppure, quanti convennero colà in occasione del Congresso degli scienziati,, doverono constatare e la coltura e i grandi progressi della cittadinanza palermitana nella via della libertà.
    Ma, per avere un esempio che possa toccare più direttamente noi abruzzesi, ricorderemo che, alcune settimane dietro, i giornali di Milano, per solito redatti con molto acume, registrando: il fatto di alcune masnade di malfattori che si aggiravano per le apriche ed ubertose colline della Brianza,. chiudevano il loro racconto a fondo- oscuro, con queste parole: « nemmeno se fossimo trai monti degli abruzziU.
    Invero non vogliamo credere che a Milano prendano per briganti quanti sian nati in queste provincie che per amenità, di luoghi e per bontà, di costumi non han nulla ad invidiare alle colline in cui villeggiano le ricche famiglie lombarde. Ma-è certo (e noi lo possiamo attestare per aver dimorato alcuni anni in Lombardia) essere tuttavia assai divulgata la credenza in quei paesi che cioè tra gli abruzzi il brigantaggio non sia ancora spento. La qual bugiarda, credenza non è,a dire quan-
    pa milanese e torinese, con la quale creeremo una reciproca relazione giornalistica, avrà a ricredersi, quando che sia, delle false opinioni che, anche dopo 15 anni di unione italiana, son restate a nostro carico, non avremo forse reso un servizio ai paese?
    Questo scopo noi ci siamo prefìssi, e poiché dalla lieta accoglienza che i nostri concittadini han fatto al primo numero del Corriere Abruzzese havvi cagione a sperare della prosperità della nostra pubblicazione; noi, per parte nostra ci sforzeremo sempre più a rispondere degnamente ai legittimi desideri di questa colta popolazione.
    NOSTRA CORRISPONDENZA
    Da una lettera di un nostro amico stralciamo le seguenti notizie:
    Ascoli Piceno 1. Dicembre 1875,
    Giovedì ultimo, in mezzo ad una folla compatta e irrompente cominciarono alla nostra Corte d' Assisie i dibattimenti contro Oreste Berardi vedovo della marchesa Lucrezia Odo-ardi. Egli è accusato di tentato assassinio in persona dell1 avv. Emidio Formica, e adempie all' ufficio di pubblico accusatore il valente Zanni. La natura della causa, 1' età non matura dell' accusalo, le molte relazioni di lui con i più distinti cittadini rendono questa causa celebre per diversi rapporti. Aggiungi che insieme ali avvocato Morichetti, siede al banco della difesa 1' illustre criminalista piemontese, 1' avvocato Tommaso Villa.
    Egli viene da Roma, riavutosi pochi giorni or sono da una forte infreddatura di petto che raccolse negli ultimi giorni del dibaiti mento per la causa di Luciani. Ho parlato con lui di questo grande sciagurato. Egli spera molto dalla Cassazione in cui andrà egli stesso,,