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sare grazie e sorrisi agli amici e battiture agli avversari, veri o supposti che fossero, senza che alcuno se ne querelasse, che non possono ora di leggieri persuadersi di essersi ali1 improvviso cangiato metro, tanto che se un prefetto o. altro pubblico uffizi al e commette un abuso, si travino subito degl1 impertinenti, che lo denuncino alla pubblica opinione, nè più meno di quello che farebbero con qualunque altro mortale. Ma, che volete? Le cose belle durano poco, disse il Petrarca; ed alla fino ci siamo accorti anche noi, che la libertà della stampa esiste pure per questa Provincia, perchè anch' essa per grazia di Dio e volontà propria fa parte del regno d'Italia. A costoro perciò non abbiamo nulla da dire, e solo raccomandiamo, se sarà il caso, un buon decotto di pazienza.
Parliamo agli amici, e questi vanno divisi in due schiere. L' una è di j quelli che sebbene consuonino con noi perfettamente nei principi, nondimeno si mostrano troppo schivi é delicati nella pratica. Per essi una piacevolezza che ti sfugga sul conto di una Autorità, o una frase non severamente ortodossa, è un casus belli. Sono uomini colti, di buona fede, patrioti antichi e provatissimi, ma che si direbbero affetti da un morbo nuovo, che sarei tentato di definire per una squisita ipersensibilità politica. Non è raro il caso che, a dispetto di Origene, essi ne vogliano più degli stessi ministri, e si scandalizzino di cose, per le quali quelli riderebbero allegramente. Guai a loro se vivessero nei grandi centri politici, dove con estrema libertà si discute di tutto e di tutti. Che direbbero costoro di un giornale governativo, anzi più che governa-
passare a Sinistra. Con costoro, fra quali si noverano molti nostri carissimi amici personali,: è mestieri per verità intendersi una buona volta per sempre. Se non hanno conosciuta finora la tempra dell' animo nostro, non è sperabileche giungano a conoscerla per V avvenire. La temperanza de' principii, che ci è norma nelle battaglie del pensiero e dell' azione, è ingenita alla nostra natura, ed è tanto presumibile di modificarci, quanto sarebbe il pretendere che un sasso, abbandonato a sè stesso, non cadesse. Noi non neghiamo alle istituzioni politiche 1' attributo di evolutive, poicliè giudichiamo che nulla vi ha di assoluto nel mondo, neppure il mondo stesso: ma se Tacito preferiva il virtuoso principato di Nerva alle forme della corrotta Repubblica, che non dovremmo dir noi ? Ciò che maìica all'Italia non è la libertà; ; è la severità dei costumi e la forza del carattere. Rendiamo il popolo più virtuoso e migliore, e le istituzioni pubbliche si allargheranno da sè. Ogni scuola che si apra, ogni strada che si> costruisca, ogni villaggio che si redima dalla superstizione e dalla miseria è una conquista politica. Più che a vuote declamazioni, colla voce e coli' esempio invitiamo i nostri amici a questo virile apostolato, atterrando gli ostacoli che ci attraversino la via, e sicuri di rendere alla civiltà ed al paese un più notabile servigio. Chi può seguirci, ci segua; chi nò, ci lasci : in politica non si tanno complimenti.
E ciò nel}' ordine dei principi : quanto poi alla considerazione personale dei capi del nostro partito e ai fieri oltraggi patiti, per causa principalmente dell'insipienza del prefetto, essa può bene avere il
antenati si ribadivano nel misticismo di t*t cieca credenza, ed attendevano a decorar? f. chiese con lusio veramente sfarzoso. Nel ITU furono situati nelle are rispettive di queifo Chiesa Matrice i tre quadri dipinti da c -rt, Montani di Ascoli, che non offrono natia i notevole. Non così però dee dirsi del quarto che si scorge nelP altare della cappella laicale di patronato di una famiglia Bel Jan tese. £ questo un complesso di bellezze che attin
10 sguardo e risveglia alla memoria i modelli
di classica scuola. Profana nell'arte, non «a- < prei certamente valutare tutta l'estetica di questo prezioso dipinto. Pescato che per in- j curia o balordaggine di qualcuno, lo si vegp deturpato e sdrucito in vari punti, arso ed aggrinzito nella base dalie fiaccole dei ceri 1 accesi. Esso raffigura la Presentazione dei Re Magi. Uno spaccato d'elevata montagna si vede nel fondo, il di cui varco lascia il passaggio ad un drappello di cavalieri sfilanti in bell'ordine. Di fronte la sottoposta vallèa da dori giungono i Re Magi coi doni nei loro cofanetti e vestiti in costume orientale. La Madonna sta nel mezzo poggiata ad un predellini tenendo a cavaliere il pargoletto sulle ginocchia, recingendogli colki destra i fianchi, e rae- d cogliendo colla sinistra un lembo di fascia- j» tojo piegato nel suo seno. Alla destra di Lei colto sguardo atteggiato a profo nda devozioni. « con movenza rispettosa e gentile, prono, col di viso abbronzato e la fronte rugosa, si vede
11 Donatore della mirra che presenta colia si destra il cofano al bambino Gesù che con grazia gì infantile lo accoglie, mentre colla sinistra se © sostiene la manina su cui imprime un fervuto bacio. La sua persona è coverta da una lunga dalmatica, e l'atteggiamento e il viso del ^ nerando costituisce la figura più saliente e caratteristica del gruppo. E' commovente il sorriso d'ineffabile dolcezza che spunta sulle lab" ^ bra di Maria ! Sembra animata nel signiOcara
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ru il caso che, a dispetto di Origene, essi ne vogliano più degli stessi ministri, e si scandalizzino di cose, per le quali quelli riderebbero allegramente. Guai a loro se vivessero nei grandi centri politici, dove con estrema libertà si discute di tutto e di tutti. Che direbbero costoro di un giornale governativo, anzi più che governativo, quando offeso in un certo interesse regionale disse di un ministro, che avea le orecchie più lunghe delle nostre strade ferrale ? E pure nessuno levò il campo a rumore, il ministro sorrise, e il sole seguì tranquillamente il proprio corso.
Più numerosa per verità è la schiera di coloro, a cui il nostro giornale sembra troppo dimesso, e quasi quasi ci tassano (horresco referens) di consorti. Qualche-duno ci scrive : dopo V ingiusta guerra mossa dal ministero, in occasione delle ultime elezioni politiche, agli uomini di nostra parte, era ragionevole presumere che gli si volesse rendere la pariglia e
APPE?JDIGE
RAFFAELLO E BELLINI
Les .rts tont comune Egli, dont le coeur «' est rendu, Qu,' à 1' amant le p'us tendre et le plus assida.
( Dans l'Epilre à Ilernuthime)
Se debbonsi al genio dell' uomo (come pur troppo è vero) attribuire le peregrine creazioni, fra le più grandi che possono annoverarsi, la pittura e U musica occupano un pollo eminente. Nè per vero esse sono espressioni d' animo tali che sorsero dopo 'ina lunga elaborazione della mente, ma vissero quasi coli' uomo. Qaest' essere, il più nobile del creato, dovè col na cere provare i diverti sentimenti cui l'animo è segno, tenti per vero quella certa soddisfazione interna che chiamasi gioia, dovè manifestarla; e quale ne fu 1' espressione più felice ? Il canto, il quale sorse quasi manifestazione di questo fcenlimento interno dell' animo umano. Ma 1' uomo dovette ancora ammirare le bellezze della natura, contemplare il crealo, amare qne' luoghi che vido per la prima volta; e se per tao se ne allontanò di poi n' ebbe per la fantasia, sempre
servigio. Chi può seguirci, ci segua; chi nò, ci lasci : in politica non si tanno complimenti.
E ciò nell1 ordine dei principi : quanto poi alla considerazione personale dei capi del nostro partito e ai fieri oltraggi patiti, per causa principalmente dell'insipienza del prefetto, essa può bene avere il potere di lacerare il nostro animo, non di turbare la serenità dei nostri giudizi: che direste voi del soldato, che indispettito del capitano disonorasse la bandiera, o del marinaro che combattuto dalla tempesta bruciasse la nave?.....
NOSTRA CORRISPONDENZA
(Notizie artistiche)
Bollante 15 Dicembre 1875
Mantre in Francia si proclamava arditamente il culto della Ragione , qui i nostri
innanzi 1' immagine, sentì il bisogno della riproduzione, tirò le prime linee, ed ecco la pittura nell' oscurità de' suoi natali. Così dovettero per fermo nascore queste arti nelle quali 1' uomo trova direi quasi 1' obblio de' mali ond' è sparsa la vita, perchè colla musica si astrae in un mondo di delizie, colla pittura concretizza questo mondo e nella contemplazione di esso si crede feliee.
Ma 1' uomo progredisce 1 Questi primi vagiti d' un animo infantile, queste creazioni di primo getto che sul principio appagarono il cuore umano, furono poco dopo insudicienti a riempire quel vuoto che si produceva nel suo intimo dinanzi all' idea del bello. La natura, fonte inesatribile di meraviglio, fu il libro che 1' uomo studiò e studia indefessamente; la potenza assimilatrice lo spingeva alla ricerca; sentiva egli il eanto degli uccelli, vedeva l'azzurro de' Cieli, il verde de' poggi, i dorati raggi del sole, volle riprodurre tutto, e tutto rappresentare in forma sensibile e progressiva. Io non intesi però, lo confesso, di seguirò queste arti nel loro graduale svolgimento, mi proposi bensì considerarle incarnate nei loro più felici interpreti, i cui nomi non morranno finché vivrà 1' idea del bello, in Raffaello Sanzio e Vincenzo Bellini. Questi, secondo me, sono la vera espressione dell' arte, questi i veri pittori della natura! Con 1' uno ci solleviamo dalla vita terrona, con , altro ci ratlroviamo inconsci in un monde
bacio. La sua persona è coverta da una tujJ dalmatica, e l'atteggiamento e il viso deh® aerando costituisce la figura più saliente e ca, ralteristica del gruppo. E' commovente il soni so d'ineffabile dolcezza che spunta sulle ^ bra di Maria ! Sembra animata nel significa^ la sua riconoscenza ed esprimere quanto gradì, to Le sia giunto quel dono. A fianco poi <,e, precedente si scorge l'altro Re dal bruno co. lorito e dal grosso turbante. Egli mira està-tico il vezzoso pargoletto, e sembra anelar* il momento di potersi anch' esso inchinare innanzi alla Madre ed al Figlio e presenta^ alla sua volta il trasferito donativo. A sinistra della Madonna, in ginocchio, colla marni destra nel petto ed il cofano nella manca, si vede il terzo Visitatore anch'esso atteggiato a devota riverenza. Si legge nei loro volli tutta la consolazione di chi, dopo un lungo viaggio, giunge a rinvenire per spirito fatidiio e guidalo da un astro misterioso l'oggetto desideralo. Dietro poi stanno S. Giuseppe e S. Gioacchino, anch'essi belli, espressivi i molto bene situati. La pennelleggiatura di questo quadro è veramente sorprendente, e quan-
nuovo: in un Eden' Con essi 1' idea del bello è nel vero: li è perciò che occupano seggi così sublimi. Essi ritrassero eli che è in natura non solo, ma idealizzarono la natura istessi, non introdussero nell' arte quella che noi diciamo filosofi» dell' a-te e che non è so non un puro sofisma. Noi altri «rediamo di dover rifar tutto e finiremo per guastar tutto. Abbiamo per vero da lungo tempo smarrito, senza avvedcruna, le veraci vìe che tenevano i nostri padri; chiamiamo secco quell'i che più si accosta alla bellezza naturale; vi vogliamo il sublime, la dottrina ed abbiamo produzioni ricercate e IpcJan-tesebe. Nelle sole opere antiche si trova il lampo del geni* adorno di semplicità e modestia, si trova il bello: nelle moderne di una scuola che s' intitola dell' avvenire, si tr«« bensì il genio, non mai disgiunto però dal pensiero d' innovazione che no costituisce in parte il vizio. Nè mi accusino di pessimista o di retrogrado perchè mi difenderei da questa accuse dicendo loro: Rendetevi capaci di farmi un quadro come quello che facevano, non dico Apelle Zeusi e Parrai®, luminari dell' arte greca, ma come quelli del Saozid, narroti, del Vinci, di Paolo Veronese, e del Tiziano, fate ch'i® ascolti di nuovo una sola sinfonia come quella del Catenesi, ed allora confesserò la falsità del mio giudizio.
( Continua)
Eugenio Ckrilu
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