CORRIERE ABRUZZESE - Annata 1876
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    travisamenti di fatto contenuti nella lettera pubblicata, ed insieme di scolpare i due^egre-gi funzionari elle ivi son fatti segno di basse ed immeritate accuse - Stia a sentirmi.
    Scesi che fummo io e mio fratello alla Stazione di Mulignano, col treno N. 14 proveniente da Pescara, ci recammo solleciti alla vettura postale, per fissarvi due pósti per noi. Parlammo con 1' iniraprenditore Facchini, il quale ci disse : gotte posti essere già accaparrali; poterci noi però sedere dove meglio ci talentava, perchè egli per collocare appunto il maggior numero di viaggiatori, aveva, oltre dell'ordinaria carrozza postale, condotto seco anche un' omnibus. Noi prendemmo i due posti di Coupé del legno postale, vi facemmo collocare le valigie, e vedendo il Maresciallo dei RR. Carabinieri, che era sceso allora dal treno N. 9 proveniente da Giulianova, lo invitammo a prender posto con noi nel Cowpè. Ci eravamo appena seduti, quando irruppe dalla Stazione la compagnia dei Selle, che arrivata con lo stesso treno, con modi alteri e provocanti ci intimò di abbandonare la carrozza, pretendendo aver dritto ad occuparla essa esclusivamente per 1' acquisto già fatto di 7 posti, lo risposi che 1' accaparramento «he si diceva fatto per telegramma di 7 posti, era contrario ai regolamenti del servizio postale; ma che ove pure volesse raltenersi per costante, non avrebbe potuto conferire alla compagnia altro dritto all' infuori di quello di avere 1 posti senza distinzione di numero d'ordine, per l'attribuzione dei quali doveva perciò seguirsi la regola del primo occupante.
    Che la compagnia poi non aveva ragione di dolersi, giacché fra il legno postale e l10-mnibus restavano disponibili appunto 7 posti tutti interni. La compagnia però, e più di ogni altro un tal Giuseppe De Simone, che ne era capo, paladino e guida, persisteva, spiegando essa medesima la ragione della sua caparbietà col dire che fra gl1 interessati (essi 7) alla difesa di Concezio Ferretti, e il difensore (che era io) ed i testimoni (mio fratello ed il Maresciallo) della parte civile non doveva esservi fiI emuline nAnnr.hp, \\ nosto natia ma-
    resciallo volle recarli presso i Carabinieri di quest'ultima Stazione.
    Questi sono i fatti - Ora brevi conienti.
    Si scaglia anzitutto il nolo anonimo contro il Maresciallo, perchè costui avrebbe detto che la camorra doveva finire. Non ricordo se tali parole furono proferite, ma confesso che nessun'altra frase, meglio di questa avrebbe potuto definire l'azione che la compagnia dei 7 intendeva commettere. E che altro era se non camorra la prelesa di voler fir discendere dal posto chi lo aveva a buon dritto occupato, a solo motivo che si aveva che fare con testimoni e difensore della parte civile?
    Indi l'anonimo rivolge i suoi strali contro il funzionante da Sindaco che accusa di parzialità a favor nostro , di denegata giustizia verso la compagnia. Ma se avevate torto (ed il Sindaco ve lo spiegò a chiare note) con quale audacia pretendevate che vi si desse ragione? Credevate forse di esercitare anche in Atri quella camorra, che, secondo asserite , sarebbe stala, ma ben a ragione, rilevata dal Maresciallo dei Carabinieri? Cerca poi l'anonimo di vendicarsi del Sindaco ff. con un'intempestivo paragone tra l'Amministrazione di lui e quella del precedente Sindaco, onorevole sig. Finocchi. Noi non lo seguiremo su questo terreno, persuasi come siamo che i paragoni sono sempre odiosi e che l'Amministrazione del D. Marucci non ha bisogno della nostra debole voce perchè le sieno riconosciuti i pregi di imparzialità, accuratezza e solerzia che la distinguono. Solo non possiamo dispensarci dall'osservare che l'anonimo meno di ogni altro era in dritto di procedere a simili confronti, dappoiché nessuno in Atri ignora che^ sotto il Sindacato dell'onorevole Finocchi è stato quegli che a voce" ed in iscritto, in prosa ed in versi, non ha tralasciato occasione di censurarne 1' operato, anche in quei pubblici lavori , pei quali il sig. Finocchi riportava meritamente il plauso del paese.
    Chiude il ben conosciuto anonimo la sua chiacchierata, col rapportare le parole del Maresciallo intorno alla camorra, a quello che dice svelata in Parlamento dal Deputato la-
    io aggiungo che non poteva essere alffm*t; Ogni animo onesto e generoso non ribellarsi ad atti simigliatiti, pc rchè «a ^ libero e civile resiste a fronte alta agli a?l«$ di chi si trova in potere, sdegna i codardi? ^ sulti al caduto. Ma il fatto di quella sera tenta l'importanza che da certuni gli si , tf. luta dare? Meritava gli onori d'un prowtn e di un pubblico dibattimento? F di chi èfc colpa se il popolo si educa a dimostratosi c simil natura degne solo d'una plebe avvila e corrotta ?
    La serenata all' Ispettore di P. S. é i* ragazzata, un nonnulla in confronto di quarti accadeva in Montorio al Tornano la notte df-r otto al nove Novembre 1874, in seguito £ l'elezione politica di q. Collegio. Ina follai gente avvinazzala (perchè certe cantine  i sa di chi  rimasero aperte tutta la notte i disposizione del pubblico) con la Banda .Musicale alla testa, in un'ora inoltrata, percory tutte le strade di quel Paese tumultuando i sparando fucili e mortaletti, ed emettendo sottok case dei migliori e più ragguardevoli cittadini é Montorio, come Scarselli, De Panicis e Setta, grida di abbasso, morte ecc. Accaddero disordini gravissimi, fu ferito perfino un carabinieri» non se ne fece molto, nen s'iniziò alcun processo. Era naturale: non si trattava di podi ribelli, che si permettevano d' insultare od 1* spettore di P. S. caduto per propri ed altra errori, masi aveva da fare con un popolo st vrano che con modi civilissimi gioiva con» d'una vittoria nazionale della libera elezio* d'un deputato di candidatura ufficiale.
    Nostre informazioni
    Il Consiglio scolastico provinciale a*® seduta del 22 volgente conferì ai giovin*® Runcini di Montorio e De Carolis di Ctf* tella Casanova i due posti assegnati aq«r sta Provincia nel Collegio nazionale di ls» Similmente propose ©onferirsi alle gievia^ Farina e Salamilto il sussidio di L. 151**
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    innibus restavano disponibili appunto 7 posti tutti interni. La compagnia però, e più di ogni altro un tal Giuseppe De Simone, che ne era capo, paladino e guida, persisteva, spiegando essa medesima la ragione della sua caparbietà col dire che fra gf interessati (essi 7) " alla difesa di Goncezio Ferretti, e il difensore (che era io) ed i testimoni (mio fratello ed il Maresciallo) della parte civile non doveva esservi di comune neanche il posto nella medesima carrozza (1). Questa risposta ci rese naturalmente più saldi nell' idea di non soggiacere ai soprusi; talché essi sedendoci incrollabili nel nostro proposito, ordinarono si staccassero i cavalli, e si spedissero ad Atri coli' Omnibus le valigie postali. Fu a questo plinto che il Maresciallo prese parte alla discussione, ed agendo qual Funzionario di pubblica Sicurezza nell'intento di prevenire disordini, vietò al cocchiere di staccare i cavalli. Il cocchiere non vi diede ascolto , e per tale disubbidienza fu dichiarato in contravvenzione
    Allora la compagnia dei Sette, si scompaginò, si sciolse. Due rimasero sul luogo y e cinque ripartirono a piedi per Atri con cielo rannuvolato si, ma non pievoso, come è pia-^^mmb^ìIP allo scrittóre dello anonimo d'inven-"! ^H; tranne che non si fosse da lui scam-Jj^dto per pioggia il sudore che doveva co-1 irgli sul viso pel grosso fascio di sedani che . portava sotto il braccio.
    Dopo altri episodii fra scrii e grotteschi accaduti sul luogo, e che non interessa raccontare, la carrozza postale ripartì per Atri alle 4pom. con i due della compagnia dei sette nell'interno, e col solo mio fratello nel Coupé, giacché io dovei per affari andare a Silvi col sig. Di Giampietro, ed il Ma-
    U) Se il primo requisito del Ics ti mone veritiero, ò di essere imparziale ed indifferente colle parti, quale idea potrà farsi il lettore delle deposizioni della compagnia a Giultano-va, dal momento che questa a sua propria confessione erasi talmente identificata coli' imputato Ferretti (che per giunta era uno dei sette) da odiare, fino a non volere nella medesima carrozza, i testimoni della parie civile?
    riiioccill e Siaiu tjurgii une a tuwc cu ju
    iscritto, in prosa ed in versi, non ha tralasciato occasione di censurarne l'operato, anche in quei pubblici lavori , pei quali il sig. Finocchi riportava meritamente il plauso del paese.
    Chiude il ben conosciuto anonimo la sua chiacchierata & col rapportare le parole del Maresciallo intorno alla camorra, a quello che dice svelata in Parlamento dal Deputato Ta-iani. Non sappiamo con qual buon senso abbia egli fatta simile allusione, dappoiché essendo le accuse del Taiani, (smentite categoricamente dai ministri) tuttora sotto il giudizio della Commissione d'inchiesta, involge una vera petizione di principio il darle addirittura per provate. Ma checchenesia, è bene che egli ricordi che ci è pure un non co che in Sicilia, che d'accordo Destra e Sinistra, Ministero e Taiani dichiararono in Parlamento essere immune da ogni magagna, ed è questa l'Arma dei RR. Carabinieri.
    Ella sig. direttore perdonerà il lungo e. forse ristucchevole dire, ma mi stava troppo a cuore ristabilire la verità dei fatti , fosse pure in cosa di meschina importanza come quella che à dato luogo alla lettera dell'Anonimo ed alla presente risposta.
    E nella fiducia vorrà benignarsi di pubblicare la presente nel prossimo N.* del Corriere, le ne anticipo i più sentiti ringraziamenti a cui protesto.
    Suo Devmo Servo F. De Lauretis
    A proposito di Batracomiomachia, riceviamo e pubblichiamo la seguente lettera, a cui non aggiungiamo altro , perchè nei passali numeri esprimemmo chiaramente le nostre idee:
    Montorio al Yornano 23 dicembre 1875.
    Sig. Direttore.
    Nel NQ 6 del vostro giornale, di cui io sono uno dei più assidui lettori, dicevate che la serenala con gran-cassa e tamburo fatta la sera del 12 all'Ispettore di P. S. aveva prodotto nell'animo vostro una disgustosa impressione, ed
    STW
    Il Consigli» scolastico provinciale nel),
    seduta del 22 volgente conferì ai giovine^ aur
    Runcini di Montorio e De Carolis di Ctj^ Giù
    Iella Casanova i due posti assegnati aqu^ prò
    sta Provincia nel Collegio nazionale di Asisj" &»01
    Similmente propose eonferirsi alle gievinettt n'c Farina e Salamitto il sussidio di L. 159 so->
    pra i fondi della soppressa Cassa ecclesia» Pr(
    stica, equivalente alla pensione di un anno s0<
    nella scuola normale di Chieti. Deliberò in, va
    fine d'istituire venti premi di lire 5 di reo. cu dita ai più valenti e operosi maestri dell}
    Provincia e distribuire la somma di L. 710 il
    ai Comuni più benemeriti della popolare i- fai struzione. Si attende su questi [provvedimenti
    I' assentimento del Ministero, che eoo potrà m<
    mancare. CJ
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    * *
    É giunto fra noi da Terni 1' Ing. Malagoli so Vincenzo coli' incarico del ministero dei Lavori Pubblici di studiare una linea di bonificazione a circa 24 chil. dalla foce per stabilire li due vere sponde del Yomano e fare un regolamento per i proprietari boaificatari. A compagno di lavoro ha l'ing. Lolli Ludovico. s *
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    Ieri correva voce essere arrivato alla Prefettura il decreto di nomina del sig. Giovannai-
    tonio Crucioli a sindaco della nostra città. #
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    L' on. Irelli presidente della Congregazione di Carità, ha, a nome di questa, indirti- u zata al Duca di Galllera una lettera espri- a mendogli i sensi della più alta ammirazione per f" 1' atto munificentissimo da lui compiuto verso ^ la città natale. Noi encomiamo la bella idea. a
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    F. TAFFIORELLI, Direttore responsabile n
    Tipografia Pompon]