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Degli Abruzzesi Primitivi
Saggio mitico-storico
Panfilo Serafini
Tipografia di Monte Cassino, 1847, pagine 289

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   ebber più possanza contra la lnce che dovunque si dovea diffondere, con tra la sorgente azione del calpestato plebeo: ciò avvenne quasi pienamente in tutte le, nazioni, quando il tribuno romano prese a far sentire la sua voce. Circa 500 anni prima di Cristo, distrutto il falso ascetismo, dovunque si ama la precisione delle arti, e la chiarezza e l'unità di linguaggio, e ciò maggiormente ove le genti erano venute a maggiore umanità. Dal che dobbiamo dire,.chequando Straus vuol farci tenere per un mito la vita del nostro Cristo, non sa egli stesso ciò che si dica, perché si mostra ignorantissimo del linguaggio mitico. Oltre che nei tempi di Cristo, in Siria e dovunque sventolarono le insegne latine, nessun mito vero potev' aver l'essere, il nostro Salvatore non fu accettatore di persone, perché tutti videa far salvi; e se una classe gli fu più a cuore che le altre, la plebe fu dessa: egli mandò evangelizzando semplici e rozzi popolani; egli volle usare un linguaggio semplice e tutto popolare: egli volle non tenebre ma luce, amore e non odifr fraterno ; ei ci chiamò tutti suoi figli Como dunque Gesù Cristo poteva essere un mito? Ciò non potrà capir mai nella mente di coloro che amano di starsi alla filosofia italiana.
   Da tutto questo può trarsi che presso i popoli i quali si governavano a signoria di caste severe e congiurate a mantenere in rigoglio il despotismo teocratico, non solo avea luogo un linguaggio sacro, al volgo ignoto, ma benanche ogni cosa in se aveva un certo che di occulto e velato. La ierografia di quei tempi non presenta mai limpido il suo significato, ma il vero si deve quasi rinvenire in mezzo ai più strani simboli, alle cerimonie più vane e superstiose, •alle più ridicole e lubriche favole. I monumenti di belle arti non hanno mai precisione ed una forma sensibile, ma giungono talvolta a metterci sotto gli occhi dei veri mostri; perciocché debbono, anzi che esprimere chiaramente il concetto, servire all'idee teologiche generalmente in un modo lexeografico ed occulto. Dal che possiamo affermare che in quei tempi antichissimi te caste furono i più potenti corruttori del bello, la cui idea se non spensero, almen travisarono stranamente nella fantasia del popolo, checché si dicano in
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