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Campani, oveo furon Sicoli o gente Opaca ed Ausonica, ma benanche dalla facile mutazione di Aleaia e Falesia in Ale-ria e Faleria, pel cangiamento della s in r (1). Callimaco e Licofrone (2), seguito da Tzetze, vogliono, che Falerò fosse venuto dalla Sicilia ; e la gente Valeria che sembra connessa agli Alesini per la omiofonia con Aleria ed Alesia e pel soprannome di Aeiscolo (3), dicesi venuta tra i Sabini, indi in Roma, dal fiume Aci di Sicilia (4). La gente Valeria è numerosissima nella Sabina (5) e verso il Veneziano, dove potrebbero essersi diffusi i Sicoli dal* rillirico e dalla Tracia, e perciò conferma il cospetto, che sia connessa insieme co'Falisci ai Sicoli ed Alisei*
Gabio ed Aricia dicevanai anche fondate dai Sicoli, secondo ci fa testimonianza Solino; Gabios a Galatio et &io Si-culis fratribus . •. Aricia ab Archiloco Siculo (6).
Tivoli con Tellene e Ficulnea fu anticamente fondata dai Sicoli, secondo Dionigi di Alicarnasso (7) e Solino. Il perchè si disse Sicilia. Questi dice, che i Sicani ne furon cacciati da una mano di Argivi (8), ed anche Sesto, isterico
(0 Alesia di Sardegna si disse benanche Aleria é Teleria. La gente Furi» e Votaria prima dicevasi Fnaia a VeUsia.
(2> Cassandra, v. 747.
(3) Aci è amato da Galatea. L. Valerio Aciscolo ha nelle medaglie l'ascia od il piccolo martello, allusivo al soprannome Aeiscolo, ed Acilio. , i
14) Cf. Orosio. Altri la vogliono arcadica, onde la venata di Aleso dal Peloponneso. Cft Holtherfco: Epistola, qua gentém Valeriana, non Sicilia sed Arcadia orfendara esse, demonstratur; un oprteofo di ZAMh rella, ed nna memori^ di Vincenzi de Ititi» negli Annali Civili* «
(5) Voleso Valerio venne in Roma con Tito Tazio: Tallo Tiranno ed Atta Clataso e Bfe?iO Curzio dalla Sabina, secondo Livio, 1. I, c. 58, e 1. II, c. 48; Dionigi di Alicarnasso, 1. II. p. 482; Plutarco, nella vita di Numa e di Publicola? Ovidio, Ex Pon(p, l. Ili, ep. II,
Quos Volesus patrii cognoscat nominfs auctor: Quos Numa maternus non neget esse suos. .
(6) C. VII.
(7) Lib. I: Tiburtinos, apod quos ad hoe usque tempro p»rs quae-dam uiIjìs Sicilia vocatur,
(&J C. VIII: Catillus enim, Amphiarai filius, post prodigialem patri» apud Thebas interitum, Oeclei avi jussu , cum omni foetu, ver sacrum, missus, tre» libero» in Italia procreami, Tiburtum, Coram Catillum, qui depalsis e* oppido Siciliae veteribus Sicanis, a nomine Tiburti fratti* nata m aiimi, urbem vocaveronh