tivo, p. es.: A%utà (adjutarey, Ascultà (auscultare}; Multami (gratias agere) ; Slù%i (servire); Urmd (imitari); mutando solo essi la nostra preposizione a in pre (per) (i).
Altra notevolissima affinità morfologica nostra coi Valacchi, è l'uso costante dell'ausiliare Aved (habere~) in tutti i perfetti composti, perfino in quelli di essere, p. es. : Am fost il nostro Aje state — Venit au il nostro Ha menùte (2).
E sfogliando sempre la Grammatica del Diez — troveremo un'altra importantissima somiglianzà nostra con quella lingua, cioè l'avvenire la flessione delle declinazioni non sulla vocale finale (come succede per tutte le lingue Romanze e per la loro madre, la latina), ma sulla tonica (3); legge morfologica costantissima pel nostro dialetto, come vedremo a suo luogo. — E troveremo pure 1' uso della lingua Valacca di costruire il verbo riflessivo anche con Aved, p. es.: M'am mirai il nostro M'aje arlegràte (4).
Potrei aggiungere l'articolo mascolino in uso presso i Valacchi del sud, che è precisamente il nostro Lu, De Lu, A lu ecc. (5).
Ma qualcuno potrebbe qui interrompermi, e dirmi: — Olà, ricordatevi, che voi ci dovete parlare delle maggiori affinità, che anche rispetto alla lingua Italiana ha il vostro dialetto con la lingua latina; e voi finora invece non ci state parlando che delle affinità che esso ha con la lingua Valacca !
Vi rispondo subito con una domanda che alla mia volta vi faccio — Come spiegate voi, o miei lettori (lasciatemi credere che ne avrò molti), come dunque spiegate voi queste singolari affinità tra quella lingua ed il nostro dialetto, quando fra i due
(1) Ibid., pag. 92 e seg.
(2) Ibid., pag. 266, Cf. pure ASCOLI, Studi critici, voi. I, pag. 69.
(3) Tom. II, pag. 55 e tom. I, pag. 435. ASCOLI, opera cit., voi. II, pag. 65-66.
(4) Tom. Ili, pag. 266.
(5) Tom. II, pag. 50.