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La grammatica ed il lessico del dialetto teramano.
Due saggi
Giuseppe Savini
Ermanno Loescher Torino, 1881, pagine 207

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   si deve perciò dire che queste affinità esistevano anche quando e Daco-romani, e Galli, ed Iberi, e Lusitani ed Itali, formavamo tutt'un popolo sotto l'impero Romano?
   Fu Trajano, secondo narra Eutropie (Vili, 3), che, dopo vinta la Dacia, mandò colà una moltitudine sterminata di uomini, tratti da ogni canto dell'impero Romano, a popolar quelle città e quelle campagne. Trajanus, vieta Dacia, ex loto orbe romano, infinitas eo copias transtulerat ad agros et urbes colendas.
   E qui ottimamente soggiunge il Cantù. « Queste colonie « furono piantate laggiù avanti 1' immigrazione dei Barbari. « Dunque la lingua che essi serbarono era già in corso mentre « l'impero sussisteva » (i). Dunque, soggiungo io, bisogna conchiudere, che se tutte queste torme comuni a noi ed ai Valacchi, noi non le troviamo nei Classici, né nel Dizionario latino, il quale, come dice il Diez (2) non è altro che un grosso frammento del vero Vocabolario della Lingua latina, quale questa era ai tempi della maggior civiltà romana, vuoi dire che queste forme erano nella lingua popolare.
   Non parliamo perciò più sulle origini del nostro dialetto dalla lingua latina.
   La dimostrazione poi dell'essersi esso mantenuto più tenace nel serbare le forme e le voci latine, è opera della Grammatica e del Lessico. La qual tenacità per altra parte si manifesta eziandio dal conservar noi e dall'adoperar tuttora molte voci e forme antiquate italiane, che ornai i Vocabolari e gli scrittori hanno rifiutato.
   Quando poi avvennero le invasioni barbariche, le quali a dirla di passata furono rare e brevissime nel nostro territorio, io penso che il nostro dialetto sia rimasto a guisa di una chiocciola ritirato in mezzo ai suoi colli ed alle sue valli, immobile ed invariato in mezzo a tutti gli assalti che modificarono
   (1) Op. cit. pag. 939.
   (2) Tom. I, pag. 26.

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