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una forma sensibile, il nostro dialetto, dovremmo immaginarcelo sotto la figura di un polipo con molte zampe. Le visceri sono latine^ classico e popolare ; la scorza è abruzzese ; delle zampe, una, la più lunga di tutte, è Toscana ; 1' altra, un po' meno lunga, è Napoletana ; un'altra, un po' più corta, è Mar-chegiana; un'altra, un pochino ancora più corta, è Romana; e le altre due piccoline, di quasi eguale grandezza, sono 1' una Francese, e l'altra Spagnuola.
Ed è considerando tutto ciò, e la particolare e ben distinta fisonomia del nostro dialetto, e riflettendo succedere la stessa cosa di tutti i varii e multiformi dialetti italiani, che io non so capacitarmi come molti possano voler studiare i dialetti per regioni, e credersi di poter scrivere egualmente bene di più di un dialetto. Ciò aveva avvertito C. Cantù in quel suo Saggio sui dialetti italiani, che fu il primo scritto in Italia, e da me già citato : « Gli studi sui dialetti — egli scrisse — richie-« dono tal finezza, che difficilmente un uomo può attendere a « più d'uno » (i). E di un'altra cosa io non so neppure persuadermi, ed è della sicurtà di coloro che trattano di dialetti, cui essi non parlano, e si basano perciò soltanto sulle scritture fatte in quei dialetti; quando io ho visto dei pochissimi scritti in vernacolo nostro, ognuno nella grafia differenziarsi dall' altro, e tutti poi esprimere una pronunzia ben diversa dalla vera. — Sicché guai a chi avesse voluto scrivere del dialetto Teramano, facendosi guidare da quei manoscritti !
Onde io credo che male si avvisino coloro, i quali volendo scrivere del dialetto Abruzzese, mettono alla rinfusa là entro tutti i dialetti delle tre provincie, credendo che perché queste compongono una sola regione, i loro dialetti sieno perfettamente simili fra loro. — Per quel che sappia io, lo Zuccagni-Orlandini, o meglio il De Virgilii, fu il solo che evitò questo errore, quando volendo riportare il tipo dialettale abruzzese,
(i) Op. cit., pag. 958.
SAVINI, Dialetto Teramano.