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La grammatica ed il lessico del dialetto teramano.
Due saggi
Giuseppe Savini
Ermanno Loescher Torino, 1881, pagine 207

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   si adopera, ma si supplisce col presente. Sicché dovremmo credere assai mutato d'allora il nostro dialetto, se non dovessimo riflettere che chi pronunziava quelle parole era una persona civile e non del popolo, e perciò essa dovè mischiare, come appunto mischiatilo noi adesso, il dialetto col Toscano.
   E subito dopo ci ferisce gli occhi la lapide, che tuttora si vede nella nostra città alla strada di Porta Romana, e messa in memoria dell'impiccagione dei tredici Melatinisti fatta eseguire dal suddetto Duca d'Atri in pena delle citate minacciose parole del Colacrollo ; lapide su cui sta scritto : A lo parlare agi mesura. — Che tutto ci fa ritenere esser stata intenzione dello scrittore adoperare il Toscano d'allora, e non il Teramano ; anche per quell'altra ragione, che ho detto in principio di questa chiaccherata, vergognarci cioè noi di usare in pubblico, e molto meno in iscritture, il natìo vernacolo.
   E di documenti il secolo xv non ci presenta altro; almeno io non ne ho visti altri.
   Il secolo xvi è un po' più ricco. Varii documenti vescovili di quel secolo, e precisamente del 1521, 1532, 1539 e 1.547 ecc-> ci danno questi idiotismi tuttora in uso. — Rente per Presso — Pojo per Poggio —• Tumuli per Tomoli — Mesura per Misura — Culmi per Colmi — Ponta per Punta — Mità per Metà — Secundo per S'esondo — lurare per Giurare — Ditto per Detto — Se per Si — De per Di — Jenibbulo per Ginepro — Robba per Roba — Quillo per Quello — Incenderò per Incensiere — Cusi per Cosi — Seculari per Secolari — Scuti per Scudi — Cun^ignare per Consegnare — Banne per Parti — e propriamente Contatori dei fuochi da queste banne.
   Poscia in un atto del 1611 troviamo scritto Sanniti per Banditi; ed in un altro del 1649, Ginibbleto per Ginepraio.
   Ed infine il Palma ci ha conservati due modi di dire, l'uno dovuto nascere nel secolo xvi e 1' altro nel xvn, e che correvano ancora per le bocche del nostro popolo quand'egli scriveva la sua storia (1830), ed ora sono sconosciuti affatto.

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