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Sono ambedue storici. Il primo è che quando si voleva dinotare un uomo estremamente autorevole ed imponente, lo si paragonava a Marco di Sciarra (il celebre bandito vissuto nel secolo xvi) (i). L'altro lo riporto colle sue stesse parole: « Quando si vuole a Teramo rintuzzare un'animosità che « in donna sembri eccedente,sentiamo dirsele: che! è riuscita al « mondo Cinzia Forti? » (2) Questa donna morì ai primi anni del secolo xvn.
Ecco quanto so io pei documenti. Per gli scrittori la messe è ancora più scarsa.
Non si hanno scritture in dialetto dei secoli anteriori al nostro, o per lo meno non si ritrovano.
Abbiamo, sì, un preziosissimo Codice del secolo xv, che contiene gli statuti della nostra città scritti nel 1440, o i Privilegi dell'antica città di Teramo, come sta scritto a caratteri d'oro sulla covertura in pergamena, o Assisiarum capitula come dice il testo. — Ma sventuratamente (sventuratamente dico per chi si occupa, come me, di dialetti) essi sono scritti tutti in latino, e non poteva essere a meno ciò in quel secolo, in cui il fanatismo pel greco e pel latino era spinto un po' all'esagerazione.
Dunque non ci resta altro, che andar cercando col lumicino qualche idiotismo, qualche scoppiatura fonetica, scappata dalla penna degli scrittori patrii anteriori al nostro secolo. E non ce ne abbiamo, cioè io non ne ho visti che due.
Il primo è un Teramano, che si suppone essere Girolamo Forti, vissuto nel secolo xv, e che precisamente nell' anno 1460 scrisse in toscano un poema intitolato: Rinaldo, o Pro-de%%e dei Paladini in Francia — il cui manoscritto inedito si conservava nella Palatina di Firenze (3),
(1) Stor. Aprut. Voi. Ili, pag. 79.
(2) Op. cit. voi. V, pag. 187-188.
(3) 'Di questo poema ha parlato il conte MELZI nel suo Supplemento alla bibliografia, dei Romanci, ecc.