ALL'AMICO DON BERA EDO MEZUGELLI
ARCIDIACONO APRUTINO
A voi, capo del Capitolo, che officia la cattedrale teramana, va degnamente consacrato il libro, che ne tratta; a voi, amico mio antico e provato, che nelle sventure, e specialmente nella massima, avete, con la parola alta e benevola, lenito il mio dolore insanabile, questo scritto giustamente s'indirizza.
Accoglietelo dunque consensi benigni, come io ve l'offro con animo pronto e grato.
La nostra cattedrale, senza essere certo una di quelle celebri e magni fiche, di cui va ricca l'Italia, desta, oltre il naturale interesse locale, anche quello dello storico e dell'artista. Non è per fermo l'interno, rifatto barocco e, quel che è peggio, a danno dell'antico, che merita studio e neppure attenzione; sibbene quello, che, particolarmente all'esterno, oggi tuttora del vecchio avanza. In esso niuno può negare che la forma architettonica, la porta maggiore principalmente ed il campanile, non abbiano a porgere un tema degno agli studiosi dell'arte; e difatti, special-unente la facciata ha mosso scrittori nostrani e forestieri, anche in opere generali d'architettura, a darne descrizioni ampie e minute; come si vedrà anche in questo scritto.
La nostra chiesa inoltre, nel suo svolgimento costruttivo, mostra tanta varietà di stili e insieme tanta armonia