22 IL DUOMO DI TERAMO
* nella Piazza inferiore, finché furono l'uno dopo l'altro ru-« bati, per essere alla rinfusa impiegati. I fusti meglio « conservati servirono per pietre da olio, e si riconoscono, « ne' magazzini di varie famiglie. Un solo con la sua base, « è rimasto in sito pubblico, ma spogliato delTincannel-« latura a colpi di martello, cioè avanti il Convento dei « Cappuccini, e serve di base alla nuova Croce di ferro, « che ivi circa il 1778 fece ergere il P. Gesualdo da Teramo. u I marmi più fini, che adornavano la Chiesa, somministra-« rono il materiale del nuovo Altare maggiore», e, aggiungiamo noi, ad ornare le pile dell'acqua santa, nell'ingresso principale e il pavimento dell'altare del Sagramento, che hanno le stesse tarsie adoperate nell'altare maggiore. La colonna, però spirale e figurata, come mostra un'altra nostra fototipia (tav. Vili), e che già sosteneva la croce del largo de' Cappuccini, serbasi oggi nel nostro Museo comunale e la sottoposta bass scalpellata, come qui scrive il Palma, vedesi ora gettata in un angolo dell'orto del convento, oggi Orfanotrofio femminile. Essa però appare un mero fusto di colonna dell'altezza di centimetri 0.75 e del diametro di 0.78 ed ha a capo un guscio, certo fatto dopo per dargli l'aspetto di base. Nella sagrestia della Chiesa, già de' Cappuccini, si serba ancora il singolare capitello di questa colonna con in giro otto teste di cherubini. Noteremo frattanto che tutti que' danni, che tutta quella rovina ottennero non solo l'approvazione, ma il plauso de' canonici e de' cittadini; giacché, come ci ricorda di aver letto, il Rossi ebbe cura in prima di mandar da Roma il piano del rinnovamento al Capitolo e al Comune, i quali approvarono pienamente ciò che in fine rispondeva al desiderio universale, non che al gusto del tempo. Durante la ricostruzione, l diremo col Palma,2 « il Coro fu provvisoria-
1 Tali ricostruzioni nel secolo scorso erano il generale desiderio ; C basti per noi l'esempio vicino della cattedrale di Chieti, la quale, secondo narra il DB LAURBNTIIS (La chiesa cattedrale di Chieti, Chieti, 1899, p. 9), l'arcivescovo Brancia (17t>4-1770) «ricostruì, com'e attual-« mente ».
2 PALMA, op. eit., voi. II, p. 251.