B) PARTICOLARI DELL'INTERNO E LORO STORIA 27
stui nell'epigrafe del canonico; senza considerare che il di Melatino vi appariva non come autore della cappella, sibbene come vescovo prò tempore.
14. Gli Albanesi, che, nel secolo xv fuggenti dalla patria invasa dai Turchi, approdavano alle coste adriatiche in gran numero, vennero pure a posare in Teramo, ove nel Duomo eressero una cappella. Era a pie*di della navata del Vangelo, intitolavasi a S. Niccolo e reggevasi da una congregazione de' loro nazionali « Agli Anziani o Massari « di questa 3, scrive il Palma, l « il Vescovo Giacomo Sil-« verio-Piccolomini, dopo aver rammentata la fondazione « della Cappella, fatta da antico tempo dai loro ascendenti, « diresse bolla in data de' 23 ottobre 1554 con la quale * confermò il diritto, che aveano di scegliere e rimuovere «•ad arbitrio il Cappellano (Arch. vesc., voi. n. 4). Grego-« rio XIII ai 23 gennaio 1583 dichiarò in perpetuo privi « legìato prò deftmctis l'Altare di S. Niccolo de Natione ^ Albanensi (Arch. capit. n. 3). Nella stessei Cappella fu pa-« rimente fondato un beneficio sotto il titolo di S. Nic-«colò, de iure patronato nonnullorum descendentium a « Natione Albanensi, si disse nella Visita di Monsig. Figini-« Oddi nel 1640. Ricostruita dal Vescovo Rossi la parte « inferiore della Chiesa, non vi fu chi ricostruisse a S. Nic-c colò l'Altare. Quel sito venne finalmente occupato da « D. Martino Caffarelli, il quale nel 1743 vi edificò la cap-« pella di S. Martino», e vi appose, soggiungiamo noi, quell'inscrizione, che riportiamo nell'appendice epigrafica (n. 22). Il popolo nonpertanto continua ancora oggi a chiamare degli Albanesi l'ultimo altare della nave del Vangelo, ove appunto esisteva ìa cappella di questa nazione, e sebbene esso sia dedicato, non più a San Niccolo, ma a San Martino.
lo. Esiste ancora, dietro il quarto altare della nave del Vangelo dedicato alla Concezione, e in parte addossata al muro orientale del cappellone di S. Berardo, la cappella dissacrata e rinchiusa, pur detta della Concezione. Vi si
PALMA, op. cit., voi. II, p. 238.