B) PARTICOLARI DELL'INTERNO E LORO STORIA
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« nella quale stanno intagliati i seguenti versi » ,* che noi pur diamo in essa appendice (n. 5). Durante la ricostruzione del 1739 vi fu collocato, al dir del Palma,2 il coro. Il vescovo Pirelli da ultimo, dichiaratala, come ha l'epigrafe da noi riferita (n. 25) « vetustate consumptam », la rifece nel 1788. Essa perciò non mostra neppure nell'esterno l'antica struttura, come il resto della nave superiore, che ha tutta l'integrità della forma arcioniana. Il Pirelli inoltre la ornò tutta nell'interno, apponendovi altresì nel 1798;i un elegante e prezioso altare di marmo, ove fece trasferire il Sacramento dalla già descritta (§ 18) cappella di S. Filomena.
21. Detto fin qui dèlie cappelle, sì antiche e sì moderne, del Duomo, passiamo ora a far cenno degli altari, incominciando, com'è di ragione, dal maggiore. Questo, sin dalla primitiva costruzione di Guido nel secolo xn, erge7 vasi sotto la cupola ottagona, della quale restano ancora intatte l'ossatura interiore e la sagoma esterna con tutt'i merli, e quivi restò anche dopo il prolungamento arcio-niano del Duomo nel secolo xiv, siccome nel 1470 ce lo mostra il Campano nella sua lettera descrittiva di Teramo, ove dice qhe la cupola « despicit altare ad perpendiculum ». Intorno appunto a quest' epoca e verso il 1480, narra il Muzii,4 all'altare maggiore fu sovrapposta 1' « artificiosa e bella e zoffltta5 detta il Ciborio », che, come tante altre preziose cose del Duomo, andò forse disperso nel 1739. Non sappiamo se per soffitto il Muzii intenda quello che s'intende comunemente, cioè un piano di legno. In tal caso o potrebbe essere stato sostenuto dalle solite colonne, che, ordinariamente' nel numero di quattro, reggono un ciborio, ovvero esso dovea pendere dalla cupola del Duomo sotto la quale s'ergeva allora il maggiore altare. Da una parte il soffitto di legno così pendente da tanta altezza per mezzo di bastoni di ferro o
1 Muzn, op. cit., dìal. II.
2 PALMA, op. cit., voi. II, p. 251.
3 Idem, op. cit., voi. Ili, p. 352.
4 MUZII, op. cit., dial. V.
5 Idiotismo teramano per « soffitto ».