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Il Duomo di Teramo.
Storia e descrizione
Francesco Savini
Forzani e C. Roma, 1900, pagine 176 (più 29 tavole)

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   B) PARTICOLARI DELL'INTERNO E LORO STORIA
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   gradini, a destra del soglio episcopale, era la sedia dell'arcidiacono. Quel soglio, come ha il sommario, era «pom-« pesamente fregiato alle colonne e con braccia a guisa di « serpenti ritorti » ; e « lavorate di scalpelli in bellissima ti forma » erano pur le sedie dei diaconi. Poco lungi stavano il preside con sedia di cuoio coverta di velluto verde sovra due gradini di legno e con inginocchiatoio, insieme coi tre uditori e col fiscale ; il governatore della città e il suo assessore aveano il seggio di cuoio ed il tappeto. Il giudice civile poi, aggiunge il Palma,l e i quattro signori del reggimento comunale « assistevano in un banco « con postergale e genuflessone coperto di panno ».
   L'altare maggiore andò distrutto nella ricostruzione del 1739, per esser tosto rialzato in fondo al. presbiterio coi marmi della vecchia chiesa e in istile barocco ed appostivi nella parte posteriore alcuni busti di santi scolpiti a bassorilievo e inquadrati in cornici dentellate e di fattura forse dell'epoca di Guido, cioè del secolo xn. Vi fu soprapposto un trionfo, o, come si dice fra noi, un capo-altare a mattoni, adorno di dorature e cimato da una statua colossale in gesso della Vergine assunta in Cielo ; e tutto ciò probabilmente per mascherare la stortura della nave superiore. Nel 1826, come pure narra il Palma,2 il vescovo Pezzella fece arretrare un po' verso ponente l'altare maggiore (di che, come vedremo, abbiamo trovato le tracce negli scavi nel 1898) ed insieme demolire quel trionfo e quella statua, ciò che molto nocque alla prospettiva interna del tempio, ponendo in mostra tutta la irregolarità della linea della nave superiore e di quella inferiore.
   22. Detto dell'aitar principale, è mestieri ora dir qualche cosa degli altari minori. Infiniti erano questi nel nostro Duomo prima dell'abbattimento di gran parte di essi nel 1566 per mano, come abbiamo accennato (§ 7), del vescovo Silverii-Piccolomini. Il Palma,3 fonte schietta e
   1 PALMA, op. cit, voi. Ili, p. 277.
   2 Idem, op. cit., voi. Ili, p. 444. 1 Idem, op. cit., voi. Ili, p. 70.

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