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Il Duomo di Teramo.
Storia e descrizione
Francesco Savini
Forzani e C. Roma, 1900, pagine 176 (più 29 tavole)

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   42 IL DUOMO DI TERAMO
   il Duomo nel 1739 e rifatto l'altare maggiore sotto l'arco dell'abside, il coro solo restò dietro il nuovo altare, mentre il presbiterio gli si stese davanti come pur oggi si vede, e circondato ai fianchi da una balaustrata di legno. l Se n'avea l'adito verso la nave centrale mercé una scalinata di sei gradini, ora non più esistenti, che erano posti in fila con quelli che tuttora rimangono nelle navate minori. Quei sei gradini furono rincalzati, dopo la pubblicazione (1836) della storia del Palma, che perciò una volta ne parla, 2 e forse nel 1840, quando, come abbiamo narrato (§ 26), fu abbassato il pavimento della chiesa. Allora fu rialzata la parte del presbiterio verso la nave maggiore, certo per impedirne l'accesso al popolo, e circondatone 1' orlo con una balaustrata in continuazione di quella già esistente. Difatti negli scavi, che noi abbiamo fatto eseguire nel presbiterio per ricercare l'antica cripta, e di cui parleremo più innanzi (§ 30), sono venuti alla luce i pie dritti di quei sei gradini nella linea appunto suindicata. Gli stessi scavi ci hanno dato l'agio di conoscere la forma dell'antico ammattonato del presbiterio, giacché dietro l'altare maggiore, alla profondità di nove centirnetri dall'attuale pavimento, ne abbiamo rinvenuto una parte ancora a posto in mattonelle di cotto con vago disegno a croci piene, come mostra la nostra tavola (tav. XV, n. 4), le quali possono essere un avanzo dell'ammattonato rifatto come si disse (§ 7) nel 1578.
   30. Sotto il presbiterio era la cripta, o succorpo, detta grotta di 8. Berardo. Essa però era posteriore alla costruzione non solo guidiana del secolo xn, ma anche a quella dell'Arcioni. Difatti essa fu fatta scavare nel 1392 dal celebre lacopo Paladini, allora vescovo di Monopoli e più tardi di Firenze, più conosciuto sotto il nome di Teramo
   1 La balaustrata sarebbe stata costrutta in marmo, se il generoso vescovo Pirelli, come scrive il PALMA (op. cit., voi. Ili, p. 394), non avesse dovuto lasciar Teramo per Trani nel 1801.
   2 PALMA, op. cit., voi. Ili, p. 319, ove cìifatti si legge la seguente frase : « i gradini pe' quali si monta al presbiterio ».

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