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IL DUOMO DI TERAMO
In questa lettera, data da Roma ai 16 di agosto di quell'anno e che abbiamo letta nell'archivio capitolare,1 il Barba esorta i canonici a costringere un certo Sor Cola Vecchio a versare ducati cento provenienti dalla cappella della Concezione ed assegnati, per commutazione del Papa, a benefizio della fabbrica del coro e a consegnarli poi ai deputati di essa fabbrica.
Se non che la forma di quel coro non dovette riuscire molto adatta al bisogno, giacché i canonici nel seguente secolo, malgrado gli ordini del vescovo Figini-Oddi (1638-1659), persistevano a voler cantare i divini uffici nella sagrestia nuova, della quale diremo appresso (§ 35). Difatti una supplica senza data dei canonici alla sacra Congregazione de' riti contro i suddetti Ordini, da noi trovata nel!' archivio capitolare,2 essi esponevano la ragione del loro operato; «per evitare, cioè, il gran freddo, che « nel Coro si sente per essere aperto ed umido, del che a. ne procedono non solo molte infermità, ma anco morti a immature a Canonici, siccome hanno riconosciuti li Me-« dici ordinarii della loro Città eoe. ».
Quando poi nel 1739 s'incominciò la ricostruzione del Duomo, il coro fu provvisoriamente, come scrive il nostro storico,3 trasferito nell'attuale cappella del Sacramento, allora detta della Natività (§ 20) e vi stette fino al 1747, quando cioè ebbero termine gli attuali stalli di noce intagliata, che furono addossati alla nuova abside, come tuttora si vedono. Un altro coro, adoperato nella stagione fredda, ergesi nella sacrestia, ma esso vi fu recato dal monastero di S. Matteo, quando, al principio del secolo, ne furono scacciate le monache benedettine per opera del Governo francese del re Grioacchino Murai; e sembra anch'esso un lavoro del Settecento.
33. Anche di quel corredo necessario al sacro rito, che si è l'organo, deve qui parlarsi. Ne abbiamo le prime no-
1 Arch. capit., stesso fase,
2 Idem, fase. 40.
3 PALMA, op. cit., voi. II, p. 251.