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IL DUOMO DI TERA.MO
« struita », giusta il Palma,1 « a danno del Cimitero », di cui si dirà appresso (§ 51), e terminata nel 1594. Divero, a chi guarda^ dalla Canonica l'esterno della sagrestia appare evidente, che questa si appoggi ad altro edifizio, che dovreb-b'essere appunto un avanzo dell'antico cimitero e di cui scorgesi tuttora l'angolo costrutto con massi di travertino e tagliato inoltre, più tardi nel secolo xvni, per dar luogo al contiguo cappellone di S. Berardo. Si nota su quest'angolo, in cima al tetto che lo copre, una statuetta di santo in pietra, lassù confitta quasi come materiale di costruzione, ed è forse un avanzo della prima costruzione del Duomo nel secolo xii; inoltre in questo muro, che forma il fondo della sagrestia, vedesi, pure all'esterno, una porta rinchiusa e che non sappiamo se appartenuta all'antico cimitero. La cosa più notevole e insieme più antica, per quanto frammentaria, si è la fasciatura in pietra della porta di comunicazione fra la sagrestia e la chiesa e di cui parleremo più minutamente nella parte descrittiva (§ 65). Qui soggiungeremo soltanto che la sagrestia e l'accennata porta andarono salve dalla fatale distruzione del 1739. Si è perciò che con un certo senso di soddisfazione noi ci fermiamo ad osservare il ricco altare di noce intagliata con sufficiente buon gusto, in quell'epoca di decadenza per l'arte, la pala, già descritta (§ 21), del Majewski del 1625, contornata da sei simili quadri raffiguranti i miracoli di San Berardo, gli armadii de' canonici e degli arredi sacri, fra cui il celebre paliotto di San Berardo, di cui al proprio luogo (§ 41) ; tutte opere (tranne il paliotto) del secolo xvir. Vi veggiamo altresì due ritratti de' vescovi benemeriti del-l'edifizio, Rossi del 1749 e Pirelli del 1804 con iscrizioni, che riferiremo in fine (nn. 23 e 31). La sagrestia fu restaurata e ornata con affreschi del noto pittore teramano Vincenzo Saldati, per volere del vescovo Nanni, nel 1811, come indica l'ivi apposta epigrafe pur da noi riportata (n. 33). Anche il Capitolo nel 1859 vi volle scolpito un ricordo epigrafico di un'enfiteusi da esso stabilita e che leggesi in fine
1 PALMA, op. cit., voi. II, p. 251.