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Il Duomo di Teramo.
Storia e descrizione
Francesco Savini
Forzani e C. Roma, 1900, pagine 176 (più 29 tavole)

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   e difatti nello stesso codice esaminato, ma nelle sue ultime pagine, trovasi una lista, pur da noi data qui in fine, di argenti tolti nel 1530 alla chiesa delle Grazie (doc. IV) ed alla cattedrale (doc. V) per esser dati in pegno o venduti « per manutenere » 7 ivi si dice, « la cita di Teramo per la .« cesarea maestà ». Non è quindi da meravigliare che e siffatte cause e la riduzione, che alla fine del secolo xvm fece il vescovo Pirelli di molti argenti antichi alla foggia moderna, ci abbiano rapiti tanti artistici cimelii!
   Ma passiamo a descrivere que' pochi ancora superstiti.
   41. E primo fra essi ci si fa innanzi il celebre e prezioso paliotto, d'etto dal nostro popolo « parato di San Beli rarclo », che fino ai giorni mostri si poneva d'avanti l'aitar maggiore nella vigilia e nella festa di quel Santo (ai 19 di dicembre) e nei tempi anteriori, come provano i succitati inventali degli anni 1482, 1502 e 1504, nelle maggiori solennità dell'anno. Ora, per migliore custodia, si conserva sotto ferri e cristallo negli armadi della sagrestia del Duomo, uè più si cava da questi. Esso è opera dell'oramai noto cesellatore Niccolo di Guardiagrele, clje la cominciò nel 1433 com'è scritto sotto il bassorilievo dell'Annunziata, e lo compì nel 1448,^ giusta l'epigrafe che noi daremo nella nostra appendice (n. 9). La prima memoria di tal paliotto possediamo noi nei detti inventali, e la più distesa suona cosi in quello dell'anno 1502: « Una tabula de argento fino « tucto che se pone limanti lo altare con tucti la ystoria « del testamento uovo iucommenzando ala numptiatione « et in fini se là ystoria de Sancto Francisco et in mezo « de decta tabula se uno dio patre grande con uno libro « in mano pur de argento . et con li quactro docturi da « una banda et da lai tra li quactro evangelisti et ornata « per tucto con bellidisimi (sic) smaldy quale tabula e de « grande stema : quale fece uno mastro Nicolo de là e guardia ».
   Il Muziiì lo descrive brevemente, chiamandolo « bella «tavola o Palliotto •» e di « artificiosa maestria ». L'Ariti-
   1 MUZII, op. cit., dial. VI.
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