66 IL DUOMO DI TER A MO
« una Pisside, un Calice con patena, un vasetto con co-« verchio per comodo della Purificazione nel Pontificale, « una bugia; tutto il peso di detti argenti è di libbre ven-« timo ed once due ».l
L' ultimo acquisto notevole, ma della cappella di San Berardo, seguì nel 1859: sei candelieri, cui nel 1862 si aggiunse la croce; il tutto d'argento. Essi tuttora si espongono sull'altare maggiore del Duomo nella vigilia e nella festa di San Berardo insieme con sei frasche solo di metallo argentato.2
49. Abbiamo visto più indietro (§ 39) quali e quante stoffe preziose possedesse la nostra chiesa ali' uscita del medio evo; ma di esse non è oggi più da chieder novella. Nondimeno nei tempi posteriori essa acquistò altri arredi artistici e preziosi. Notevoli, fra gli altri, erano quegli arazzi che fino ai giorni nostri abbiamo veduto adornare i pilastri e il cornicione della cappella del Sacramento e che per la fattura e per lo stile apparivano un ricco lavoro di seta e di velluto del secolo xvn, e che pur abbiamo visto peregrinare alFestero, in cambio degli attuali, sebbene ancor essi preziosi, tessuti di Lione. Così pure non esistono più gli oggetti, che l'amore pel lustro della sua chiesa mosse il vescovo Silverii-Piccolomini a chiedere e ad ottenere da San Pio V e così descritti dall'Antinori3 sull'ora perduto necrologio della cattedrale: «un parati mento intero di drappo d'argento con fiori, una croce « pettorale d'oro del prezzo di sopra trecento ducati ed « una Mitra preziosa di prezzo maggiore ».
1 Si serba ancora nell'archivio, ove noi l'abbiamo vista, la lettera originale del Pirelli.
2 Dai registri dell'Amministrazione della cappella di S. Berardo risulta che i candelieri, pagati in gran parte dal fu senatore Vincenzo Irelli, per voto della sua liberazione dal carcere politico, furono terminati con l'offerta privata di 40 ducati (lire 170) dell'amministratore Berardo Maria Mancini. La croce fu ricomprata dai Barnabiti col danaro della cappella e con ducati 38.80 dello stesso Mancini.
3 ANTINORI, Mem. mss. sui vesc. di Teramo ad an. 1587, nella bibl. provine, di Aquila.