D) EDIFIZI ANNESSI
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ma noi possiamo fissare con maggiore esattezza l'epoca, giacché un'inscrizione di quel vescovo, posta fra la seconda e la terza finestra del prospetto orientale, ignota ai nostri storici e riferita nella nostra appendice epigrafica (n. 11), assegna al 1571 il fatto di quel restauro. Non sappiamo se dopo quest'anno e sino alla fine del secolo xvin il vescovato abbia subito altre modificazioni; ma forse la difficoltà e la povertà di que' tempi, infestati dall'oppressione straniera, e fors'anco il non sentito bisogno di ulteriori rifacimenti ritrassero dall'opera i vescovi successivi.
e) Nonpertanto il vescovo Pirelli, generoso e munifico verso la chiesa aprutina, trovò opportuno intorno al 1794 mutare l'interna disposizione dell'edifizio. Ma su di ciò cediamo la parola al Palma, che ne fu testimone oculare. « Per lo addietro », scrive egli,l e appena salita la scala, en-« travasi in un salone, foggia che avevano tutte le nostre « case una volta. Adattandosi Pirelli al gusto del secolo, « voltò l'ingresso in maniera che più non si penetrasse nel « salone, se non attraverso di due anticamere, e cambiò « il nome Salone in quello di Galleria. Tutto sarebbe an-« dato bene: ma un Antiquario, come me, non gli perdo-« nera facilmente l'aver egli fatto cancellare i ritratti di « tutt' i Vescovi da una certa epoca in qua, dipinti sui muri « del salone, 2 con brevi iscrizioni, onde loro sostituire delle « insignificanti ed alquanto libere pitture a guazzo », ossia a tèmpera. Ed ecco un altro notevole danno per la nostra storia, dovuto alla manìa dei rinnovamenti.
f) Nel nostro secolo l'episcopio ebbe il restauro edilizio e pittorico del salone, ornato anche con battuto alla veneziana (che, mal fatto, presto scomparve) ; e ciò nel breve ma operoso vescovato del Taccone (1850-1856). Un altro lieve raffazzonamento e una generale scialbatura, insieme
1 PALMA, op. cit., voi. Ili, p. 353.
2 Forse questi ritratti v'erano dipinti anche nel 1604, giacché nel Bollarlo del vescovo Montesanto (Arch. vesc., n. 21, a e. 110) abbiamo trovato una concessione di costui alle monache di S. Matteo data ai 15 di marzo di quell'anno «in aula depicta palatii episcopatus Apra-« tini ».