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Il Duomo di Teramo.
Storia e descrizione
Francesco Savini
Forzani e C. Roma, 1900, pagine 176 (più 29 tavole)

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   IL DUOMO DI TBRAMO
   con la loro forma, ci provano l'anteriore portico, di cui abbiamo ora parlato, e pel simbolismo antichissimo di vigile e forte custodia, per cui, giusta il Selvatico, l i cristiani ne adottarono l'uso togliendolo dagl'Indiani e dagli Egizi, che ponevano i leoni nei loro templi quasi a conferma della vetusta credenza popolare, che il leone dormisse ad occhi aperti. A proposito dei nostri leoni, vogliamo per ultimo notare un vago e nuovo ornamento nella base che sovrasta al leone posto su] principio del parapetto, a sinistra di chi sale la scalinata. Esso sembra una specie di dentellatura; ma, attentamente osservata, appare invece una serie di piccoli merli guelfi, a doppia penna arrotondata e simili a quelli assai più grandi, che cimano la facciata.
   j) E per chiudere una buona volta la descrizione di questa, accenneremo alla già detta scalinata, la quale, composta di dieci gradini lunghi quanto la facciata, per aver questi forniti di labbro, ci si mostra moderna e quindi costruita dal secolo xvi in poi.
   65. Prima d'uscire dalla parte descrittiva del nostro lavoro, dobbiamo dare uno sguardo alla porta della sagrestia, ricca di notevoli ed antichi intagli. La cornice, che ne ricopre gli stipiti e l'architrave e ne costituisce insieme F importanza, è composta di tre membrature principali, che però son frammenti di altra costruzione. Quella più degna di nota è la fascia centrale, che, nello stipite a sinistra di chi guarda, ha una serie di foglie di acanto accartocciate, simili., come già, dicemmo (§ 64, e), a quelle del rosone della facciata: essa poi, mentre è del tutto liscia nell'architrave, ha nello stipite destro, a dir così, nidi di foglie con entro, per lo più, animali, come mostra la nostra figura (tav. VII). Ora la maniera del lavoro e gli animali simbolici ci fanno credere che tale decorazione appartenga ad un'epoca anteriore a quella dell'Arcioni e quindi probabilmente al tempo di Guido, quanto .è dire allo scorcio del secolo xn.
   1 SELVATICO, Storia delle arti del disegno, Venezia, 1856, parte II, sez. IV, p. 93.

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