114 IL DUOMO DI TER AMO
di Civitacastellana (assai simile alla centrale del nostro tempio), la fa derivare « dal classico toscano modificato « dal lombardo » :ì e conchiude la trattazione di questo terzo periodo dicendo : « l'architettura romana si mantenne « nelle tradizioni classiche e latine, serbando qualche influsso «lombardo», e accettando come «elementi modificatori... «gl'influssi dell'arte toscana e meridionale».2 E dianzi avea detto il Selvatico che « le tradizioni dell' arte latina « non perirono mai compiutamente; sì perché gli avanzi « degli edifizi antichi valevano a mantenerla ancora viva « nelle memorie; si perché (più prosaica, ma più vera ca-« gione) trovavansi più agevolmente, fra le rovine vetuste, « i marmi opportuni ad innalzare con una certa magni-« fìceiiza le fabbriche nuove ». Il Melani poi,3 giustamente dice impropria la denominazione di cosmatesco data allo stile neo-romano e lo chiama invece siculo-romano « perché «sfiorato dalla rinnovata influenza bisantina, dovuta ali'il-« luminato volere di Desiderio di Montecassino, ebbe due «parallele manifestazioni importanti : una in Sicilia (duomo « e chiostro di Monreale, cappella Palatina), una nel Lazio ».
71. Non deve poi trasandarsi nel Duomo teramano la forma basilicale, che tuttora appare nell' esterno della parte superiore eretta dal vescovo Arcioni, giacché tale forma, mentre ci richiama allo stile lombando, che pure la adottò, ci rivela altresì la maniera neo-latina, o romana che voglia dirsi, e che nell'epoca appunto dell'Arcioni, ossia nel principio del secolo xiv", s'insinuò nel nostro edificio.
72. Ora, se nel nostro Duomo va unito il lombardo al romano, ed anzi se, come vedremo, l'ossatura generale è lombarda e il romano è solo propriamente nella facciata, e tutto al più nella giunta arcioniana e come innestatovi sopra, è mestieri che qui noi, dopo aver ragionato dello stile neo-latino o romano, parliamo altresì, e a maggior-ragione, di quello lombardo. Da qualche tempo si dibatte
1 SELVATICO e CHIUTANI, op. cit., pp. 401- 405.
2 Idem, op. cit., p. 407.
3 MELANI, op. e loc. cit.