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Il Fondo Palma

Silvia Ciarelli Papa e Marcello Sgattoni
Consorzio Aprutino Teramo, 1977, pagine 149

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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Un amichevole ringraziamento a Marcello Sgattoni e Silvia Ciarelli Papa che hanno concesso la pubblicazione di questo volume.



[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   Quest'opera, dunque, nasce sotto il segno dell'utile, e — se è vero che qui scit ubi sit sdentici, habenti est proximus — essa dovrebbe segnare un notevole incremento (o, quanto meno, una ripresa ) degli studi sul Palma, il cui punto di partenza sarà dato sia dal Convegno e dalla Mostra del bicentenario, sia da altre opere a stampa diverse dalla nastra, ma che perseguono identiche finalità.
   Al momento di iniziare il lavoro preparatorio, si è sùbito posto il problema di come utilizzare gli inventarì a suo tempo redatti da Francesco Savini: il primo dei quali (concernente la maggior parte del « fondo Palma », entrata in Biblioteca nel 1884 ) è rimasto tuttora manoscritto, ed è, in pratica - nonostante la sua parziale pubblicazione da parte del Mazzatinti, e le moderne possibilità di riproduzione fotomeccanica - difficilmente utilizzabile; mentre il secondo, benché pubblicato nell'« Archivio Storico per le Provincie Napoletane », è limitato alle « carte Brunetti ». Inoltre, entrambi gli inventarì (il primo compilato nel 1884, l'altro pubblicato nel 1898) risalgono al periodo antecedente alla « donazione Palma » del 1908, per cui riflettono una situazione di fatto che era totalmente diversa dall'attuale: è prevalsa perciò la convinzione che fosse necessario ricorrere ad un nuovo inventano, che — senza tralasciare, anzi utilizzando quasi totalmente quelli precedenti — tenesse conto, tuttavia, anche tisicamente, della nuova sistemazione del 1908, e tenesse conto, altresì, delle nuove accessioni. Di come sono stati utilizzati i due inventarì del Savini si darà ragione a suo luogo: qui basta avvertire che la soluzione adottata è sembrata ottimale, anche perché il nuovo inventano (nel quale ogni documento ha assunto una
   negli Archivi pubblici e privati, per la documentazione della « Storia di Teramo ».
   Insegnò filosofia e matematiche nel Seminario Aprutino, e fu membro del giurì di esame per la sezione delle scienze. Per i suoi sentimenti liberali ebbe nel 1824 l'impedimento ad ogni ministero ecclesiastico e civile, e, nel 1827, per più mesi, fu minacciato di carcere dalla Polizia borbonica.
   Fu Socio dell'Arcadia (1797) col nome di Alcano Ladonio, del-1;'Istituto di corrispondenza archeologica di Roma (1831), del Reale Istituto d'Incoraggiamento di Napoli (1835) e delle Società Economiche di Teramo (1833) e dell'Aquila (1837).
   (Da R. AURINI, Dizionario bibliografico della gente d'Abruzzo, Teramo, Ars et Labor, 1958, voi. Ili, pag. 99).
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