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Guida dell'Abruzzo

Enrico Abbate
Club Alpino Italiano Sezione di Roma, 1903, pagine 287

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   STORIA. ^i!!
   K la fortuna di II.....a polé appena superbire del suo trionfo
   nrlla guerra sociale, anzi giovatasi delle armi loro, quando li (blu' fedeli alleati, riuscì a vincere i propri nemici, cosicché ne venne il proverbio, non potersi dei Marsi, uè senza i Marsi Iri.iiifare. Eran rinomati sopralutto eome spediti e potenti sanitari e per tirar di frombola ; più che ogni altra, la coorte Mars.i impauriva i barbari:
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   Ma la fama maggiore essi s' acquistarono noli' incantare non solo i serpi velenosi, ma nel farli anche morire coi magici loro canti. E questa virtù, nella quale la leggenda li dicea ammaestrali da un figlio di Circe, fé dare anche il nome di Campi Circei alla loro regione. Angizia, nella quale è da vedere una personificazione di quella magica virtù, otteneva da quei [inpiili onori divini nel sacro bosco presso al Fucino, ove si mostrano tuttavia, dopo tanti secoli, le rovine del suo tempio sulla riva occidentale del lago. Dopo I' aruspice etrusco infatti nessuno fu più celebre ili Italia dell' incantatore Marso. e Virgilio parla con rispetto di questa virtù dei Marsi e si piace descrivere con colori poetici la sovrumana possa del forte Uni -tirane Aen. VII 7;>0-:>:i . mentre Orazio e Ovidio parlali con mire dei maghi d Ilo stesso paese (Iloraz. Epod. V. 70; XVII, ai. — Ovid. He arte amami. II. v. 102).
   Ed anche oggi -li abitanti di quei inoliti, specialmente del paese di Cuculio, forti del loro patrono S. Domenico da Foligno, continuano a girare come srrpari con una cassetta piena ili serpi, mostrandole e avvolgendosele alle braccia e al collo.
   Le guerre dei M usi contro Itoma combattute non furono di gran rilievo, prima di quella che rese celebre il loro nome nella generale sollevazione di tutti i popoli delle nostre regioni pel bramato diritto di cittadinanza. Nonostante la co niiinauza di stirpe cui S militi, nella seconda guerra di questi popoli furono neutrali avendo lasciato libero il passaggio pel proprio paese ai Itomani, clic andavano nella Apulia. Ma sul linirc di questa guerra li vediamo alleati dei fieri nemici di Roma, poiché nel Svi'J li combatterono insieme, ai Peligni, qualunque sia stata la ragione, perchè allora prendessero le armi, sia di loro volontà, sia costretti da quel popolo che la for/.a della Ili-pubblica controbilanciava. Nel ti:? conchiusero con gli allri popoli vicini la pace coi Romani e ne divennero soci federati con diritti garantiti da giuramenti scambievoli. Ferini alla dala fede, non si allontanarono nei maggiori pericoli, eccetto nel -{'.'<'», ir cui f eero alleanza cogli Equi, allorché per