STORIA. ^i!!
rarini ed i Pcligni. mercè la concezione della cittadinanza romana, giacché sj videro questi tornare immantinente all'obbedienza di Roma. 1 Marsi, che tribolati da Metello Pio e da L. Murena avevano perduto IH mila uomini, seguirono l'istesso esempio, mentre Pompeo prendeva Ascoli e l'adeguava al suolo.
Dopo tali avvenimenti rimase la lega indebolita si, ma non oppressa. Temendo gli alleati ehc Corfinio fosse attaccato, stabilirono per sedo del loro governo Isernia, nel Sannio, ed i Ninniti coi Lucani furono i soli a proseguire ancora quella ohe ormai più non potevasi chiamar guerra italica, giacché a tutti gli Italiani, ad eccezione di quei due popoli, era stata data la eittadinanza, cioè a tutti coloro che erano ascritti nelle citili confederale, purché avessero domicilio in Italia e purché dentro liO giorni si fossero dati in nota al Pretore, leggo fatta pubblicare dal Tribuno M. Plauzio Silvano. Le colonie erari già aggregate nelle vecchie tribù; per accogliere i nuovi cittadini se ne crearono altre dieci: la votazione in ogni citta raecoglie-vasi dai decurioni e mandavasi sigillata in Roma; era qualche
• osa. ina, siccome si votava per tribù, il popolo romano e le olonic restavano sempre più che del triplo superiori al popo'o
•Iella rimanente Italia.
Se il toro abruzzese nelP accanila lotta avesse vinto la lupa rapace, la storia del mondo avrebbe cambiato d' aspetto, e da irca 20 secoli -arehbesi affermata la vera sovranità nazionale:
• e la confederazione sociale dei Peligni. dei Marsi, dei Vestini,
• lei Marrueini dei Freniatri, ilei Sanniti, degli Irpini, dei Lu-
mi. degli Ascolani, avesse ottenuto l'effetto che si desiderava, Corfinio avrebbe l'ormala la famosa ed estesa capitale di un nuovo impero e si sarebbe sostituita a Roma, sarebbe stata il propugnacolo della libertà italica, oome lo era stata nell'epoca •Iella guerra sociale per la sua nobile posiziono e per le sue fortificazioni.
Ma anche vinti spetta però sempre a questi popoli avere atterrala la barriera ohe divideva Roma dagli Italiani, e cambiata l'orna da padrona e conquistatrice in madre e capitalo d'Italia.
L'Abruzzo però rimase desolato, perdendo con l'acquisto della ittadinanza la indipendenza: né si riebbe mollo presto: anzi a desolarlo maggiormente sopraggiunsero le guerre civili fra Mario
• Siila, fra Cesare e Pompeo, fra Ottavio Augusto ed Antonio. ! noto che occupalo il Piceno, Giulio Cesare entrò nell'Abruzzo
• con la sua avanguardia impegnò un fatto d'armi con cinque ••¦rti inviale a difendere il passaggio d-H'Atornn da Dmnizio
che teneva Corfinio per Pompeo.
Durante quest i stato di perturbamento suscitato dalle fazioni, all'infiiori delle nuove imposte e delle immense ruberie dei Pu-