74 .
LIBRO II - LA CONFEDERAZIONE PICENA
virtualmente rotta, il tempo dell'unione finito, gli animi insanabilmente divisi. Mentre Atri 1 si univa ai Vestini, Mar-ruceini e Frentani, ed insieme mandavano ai Romani il potente aiuto di ventimila pedoni e quattromila cavalieri, Ascoli faceva causa comune coi finitimi Umbri e Sabini. Gellio Ignazio, col grande esercito sannita, non avrebbe potuto agevolmente e rapidamente congiungersi coi collegati Etruschi e Galli, se i Sabini non avessero trascinate le finitime tribù a permettere il passo che non potè essere per i Sanniti più sotto dei Peligni. E da credere ancora che Ascoli trascinasse dalla sua i vicini Pretuzzii e che contro di questi e di Ascoli movesse Atri, poiché vedremo in seguito l'agro pretuzziano espropriato ed assegnato alla colonia latina di Hatria per la parte che le spettava come preda di guerra. 2 Che anche i Fermani parteggiassero per Roma, ci è indicato dagli avvenimenti posteriori, nei quali la loro città fu trattata con fiducia dalla repubblica. I Romani, che erano rimasti atterriti dalla splendida marcia, non saputa impedire, del duce sannita Ignazio a traverso la Marsica e l'Umbria, e ritenevano di supremo momento per essi impedire il congiungimento degl'Italici del mezzodì con quelli del centro della penisola, fecero preparativi immensi per scongiurare il pericolo. Pre-sei'o le armi anche i liberti e i coniugati, richiamarono milizie dalla Campania, mettendo insieme 60 mila uomini, oltre una riserva a Faleria ed un'altra sotto le mura di Roma. A capo posero i loro due migliori generali, il vecchio Quinto Fabio Rulliano e Publio Decio Mus. Costoro divisero abilmente l'esercito. Mentre parte di questo rimontava a destra e parte a sinistra il Tevere dirigendosi nell'Umbria dov'erano i nemici,
1 Cfr. Antinoiu L., Mem. storiche degli Abruzzi, t. I, pag. 48,—- Non può ascriversi che a questa occasione il fatto di cui parla Livio (Dee. 3, I, 2), non ésséndovene stata altra in cui nei passati tempi, 87 anni innanzi, gli Atriani e g'ii altri popoli avessero potuto prestare tanto straordinario aiuto militare, senza esservi tenuti.
2 Cfr. Ite Sanctis G., Storia dei Romani, II, pag. 349.