CAPITOLO Vili. •239
Massimo, nuovo Augusto (455-56), dalla vedova dell'ucciso Valentiniano III, impararono la via d'Italia, saccheggiarono Roma per 14 giorni, misero a ferro e fuoco la Campania. Forse la nostra regione rimase immune (455-56).1
Avutosi un breve respiro con Maggioriano, Augusto dal 456 al 461, che respinse i Vandali dall'Italia e s'apparecchiava a cacciarli dall'Africa, l'impero d'Occidente precipitò all'ultimo avvilimento tra congiure e tragedie che a noi non interessa narrare, rimanendo nelle mani del patrizio Oreste, che pose sul trono dei Cesari un suo bamboccio adolescente chiamandolo Romolo Augusto (475). L'anno seguente un barbaro avventuriere, Odoacre, si pose alla testa degli Eruli e degli altri soldati nordici scontenti di Oreste, che aveva loro negato il terzo delle terre d'Italia, sconfisse ed uccise Oreste in Pavia e depose Augustolo, segnando la fine dell'impero romano d'Occidente. Sotto la dettatura del barbaro, il Senato romano stesso supplicò l'imperatore d'Oriente di sopprimere la dignità imperiale d'Italia e di Roma, potendo bastare la maestà di un solo Augusto, sedente a Costantinopoli, a reggere l'Oriente e l'Occidente, e di concedere ad Odoacre il titolo di patrizio ed il governo della diocesi d'Italia.
V. Governo provinciale ed ordinamenti comunali (306-476). — Accennammo già alla divisione politica dell'impero, iniziata da Diocleziano e perfezionata da Costantino. Essa naturalmente apportò nuove forme nelle circoscrizioni e nel governo delle 'Provincie, come ornai, dal tempo di Diocleziano e secondo alcuni da quello di Adriano, chiamansi le regioni italiche augustee. Si fa rimontare a Costantino la nuova riforma amministrativa, la quale noi ricaviamo dalla Notitia Imperii, pubblicata nel Codice Teodosiano, e dallo sguardo retrospettivo sulle cose d'Italia volto da Paolo Diacono nella sua Storia dei Longobardi. L'impero, diviso in tredici diocesi, fu governato da quattro prefetti del pretorio e dai pre-
1 Cfr. Muratori, Annali d'Italia, a. 456.