CAPITOLO III.
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l'arte ; altre possiamo supporle, essendo indispensabili alla vita, come quelle dei calderai [fabri aerarvi), dei falegnami (fabri Ugnarli), dei conciatori (coriarii), dei calzolai (sutores), dei tintori (infectores), dei ferrai (fabri ferrarli), dei fornai (pistores), che avranno formato speciali corporazioni come a Roma ed a Pompei. Qui non ci resta a dire che di quelle poche industrie, i cui prodotti erano ricercati al di fuori.
Implicitamente, nei passati paragrafi, abbiamo toccato anche questo argomento, ond' è che poco abbiamo da aggiungere.
Atri, dedita alle industrie agricole e manufatturiere allora possibili, ebbe nell' antichità un buon commercio di esportazione, quale non ebbe più mai fino ai nostri giorni. Che il vino, celebrato da tanti scrittori, largamente si esportasse in Roma ed in Grecia, non solo abbiamo da questi, ma anche da un' iscrizione lapidea, la quale integra il passo pliniano : (vina) a supero mari Praetutia atque Ancone nascentia.
Trattasi di un monumento onorario che elevavano in Roma all'imperatore Traiano Decio, e che quindi deve porsi nel biennio 249-51, argentarli et exceptorcs itemque negotiantes vini supernat(i) et Ariminen(ses).1
Reines spiega la parola argentarti per gli argentarti va-scularii, ossia modellatori e cesellatori di vasi argentei e corregge exceptores in excoctores, preparatori, fonditori dell' argento grezzo. L'una e l'altra classe di artefici non pare che ci riguardano. Ma ci riguardano invece direttamente i negozianti, ossia gli esportatori dei vini supernati, cioè del mare Supero o Adriatico « dei vini nascenti sulla spiaggia adriatica da Ancona al Pretuzzio», secondo determina Plinio; i quali erano principalmente, come sappiamo, gli adriani, i pretuzziani ed anche i palmensi. Tale commercio esercitavasi naturalmente nell' interno per la via Salaria, e quello esterno verso la Grecia dei vini atrio-pretuzziani, di cui ci parlano
1 Beines, Syntagma inscript., class. 3, n. 88.