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La Contea di Apruzio e i suoi conti
Storia teramana dell'Alto Medioevo
Francesco Savini
Forzani & C. Tipografi del Senato, 1905, pagine 271

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   d) Governo.
   4!)
   25. Per noi dunque, che, come abbiamo dimostrato nel capitolo della storia, eravamo soggetti al duca di Fermo e, per questo, all'esarca di Ravenna, e ciò tino alla metà (.lei secolo vm, il conte del castello Apruziense deve considerarsi quale un comandante militare di una piccola città, come la nostra, uscita appena dalle devastazioni longobarde. L'ufficio dunque del conte Anione, limitalo al castello apruziense, non potea esser certo quello di un conto dell'intero contado aprutino, che solo più tardi vedremo comparire nel suo compiuto organismo. Ma si dirà: Aprutium, almeno come antica città e vescovile, non avea il suo territorio al pari delle altre? Certamente, nello stato ordinario. Se non che noi sappiamo, appunto da queste lettere gregoriane, che la nostra città allora trovavasi, per le devastazioni longobarde, desolata, e mancava da lungo tempo del vescovo (1), tanto clic S. Gregorio avea incaricato il vescovo Passivo di Fermo del temporaneo governo della diocesi aprutina: « visi-« tationis impendis officium » (doc. I). Ora noi argomentiamo: coinè il pontefice, nello stato di desolazione e di abbandono, in cui giaceva da lungo tempo Aprutium sotto il riguardo religioso, ne assegnava il governo spirituale al vescovo di Fermo, sede del ducato allora, così il duca di Fermo dovette, per le stesse ragioni, ma di ordino materiale,affidarel'amministrazionedel castello,a cui erasi forse ridotta in quell'epoca l'antica città, ad un conte di secondo ordine, quale ci appare Anione. E ciò tanto più, che questi fu fermano, ossia della città capitalo del ducato, se l'attribuzione del predicato Finnensis alla
   (1) S. Giusi-,. I, Epist. XII, 4-, in il fon. Gemi. JIM. v. 11: «quam loiiR-o sit tempore Aprutium pastorali solieituilinc de-« stitutum