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La Contea di Apruzio e i suoi conti
Storia teramana dell'Alto Medioevo
Francesco Savini
Forzani & C. Tipografi del Senato, 1905, pagine 271

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   d) Governo.
   4!)
   rimase il conte nella successiva epoca franca, come dimostrano lo stesso scrittore (1) e il Hegel (2).
   28. Noi abbiamo memoria, come dicemmo, del territorio aprutino nel periodo longobardo: ma del conte incominciamo ad aver novella solo in quello franco c propriamente nel 1'891 (doc. Ili) e i documenti, che no parlano e che noi riporteremo tutti nella nostra appendice, continuano fino al 1172 (doc. XIX). Essi ci apprestano sufficiente messe, per poterne trarre gli elementi necessari alla conoscenza dell'ufficio del conte aprutino e del modo onde esso lo esercitò durante tutto il tempo della sua autorità, ossia dal secolo ìx al xiii. E così noi ponendo da canto gli scrittori, di cui ci varremo solo per meglio determinare le incombenze de' nostri magistrati, stuelleremo qui quel governo e quella giurisdizione per conto nostro e sui nostri locali documenti, segnandone per la più facile consultazione il numero in parentesi,quando ne daremo il testo in fine dello scritto, o citandone la fonte a pic'di pagina, quando i documenti si troveranno altrove.
   L'autorità de' conti fu. coinè si sa, illimitata; e ciò crediamo, fu la cagione, per cui il loro potere divenne col tempo ereditario nelle loro famiglie. Il che segui assai dopo la loro instituzione; giacché nell'epoca longobarda, siccome i re d'Italia nominavano i duchi, cosi questi eleggevano volta per volta i conti. Neppure nel secolo xi questi erano ereditari nelle famiglie, ma solo nei figli. Soltanto nella prima metà del secolo xi un indulto di Corrado il Salico (f 1039) ammetteva il nipote nato dal figlio, quando il feudatario lasciava figli (3). Sotto
   (!) Bethmaxn-Hollweg, op. cit. p; 74.
   (2) Hegel, op. cit. p. 308.
   (3) Le-/. Loìtt/obartl. lib.III, tit. VIII: de benefit-ii*, I, 4. An-
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