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La Contea di Apruzio e i suoi conti
Storia teramana dell'Alto Medioevo
Francesco Savini
Forzani & C. Tipografi del Senato, 1905, pagine 271

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a cura di Federico Adamoli

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   50 Parte I - La contea di Apruzio.
   i Franchi, del cui tempo .sono più sicure le notizie nostre comitali, i conti erano eletti dal re a governare i distretti, cioè i territorii o contadi (comitati/n), come si è veduto nomarsi tra noi. Carlo Magno perfezionò tale organismo, dando maggiore autorità ai vescovi, che contenevano entro i limiti della legge il potere dei conti: mentre i minsi sorvegliavano tutti gli ufficiali, e quindi tanto i conti quanto i giudici (1).
   2'.). Tina delle cose più notevoli in questi passaggi, per dir cosi, di poteri è il momento, in cui il conte cede il passo al vescovo. Ambedue, nei tempi carolingi, vivevano eli pieno accordo nella stessa città, senzachè però sia facile, come osserva il Hegel (2), assegnare i limiti del loro potere. Anzi ne' tempi franchi tale accordo era imposto dalle leggi carolino (3); ed anche fra noi si dimostra co' documenti la perfetta armonia del conte e del vescovo sino almeno ai tempi normanni; e noi ne trattammo a lungo in altro scritto (4), adducendone le prove. Qui ci contenteremo di ricordare i cambii e le ampie donazioni dei conti alla chiesa apruziensc nei secoli i.v e x, che riporteremo in fine (doc. Ili, IV, V e VI), l'atto vescovile del 1121 citato dall'Antinori (ó), in cui i due fratelli conti Enrico e Matteo appaiono obbli-
   cho prima di ciò un conte talvolta associava il nipote al dominio, per farsi certo succedere; siccome segui per noi nel 900 in Attone II (n. VTT, § 2).
   (1) Hkobi,, op. cit. p. 310.
   (2) Hegel, pp. 348-350, 359.
   (3) I,eg. Long. Carol. M. 59, v. III, p. 593, ove leggesi: « Volumus ut Episcopi et Comitcs concordiam et dilectioneni « inter se liaheant ».
   (4) Fu. Sa vini. Coni, teraiu. cit. pp. 92-94.
   (5j AxTrxoiu, Ah iii. mss. abruzz.\ 1 V.-.ro/v di T rmno, ad on. 1121.