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La Contea di Apruzio e i suoi conti
Storia teramana dell'Alto Medioevo
Francesco Savini
Forzani & C. Tipografi del Senato, 1905, pagine 271

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   d) Governo.
   4!)
   ai 6 di febbraio del 1220 roga « in eboro SS. septem « Fratrum », presso Moseiano S. Angelo, una restituzione di terre a questo monastero per parte di alcuni, che gliele avevano usurpate (1). E vero che qui, mentre si parla della corte o del tribunale aprutina, non si specifica, se essa sia comitale o vescovile; ma e agevole intendere trattarsi della prima, 3ia perchè la corte feudale vescovile non era allora, e non fu mai poi, estesa sino a Bellante ed a Moseiano (giacché presso di noi. ed è bene qui notar ciò, il potere feudale vescovile non si allargò mai per la contea, ma si limitò alla città e ad alcuni villaggi all'intorno), e sia perchè, come vedremo or ora, i conti mantennero il loro potere fin presso al 1230. Possiamo dunque credere, che nel 1220 (ed anche oltre sino al 1230) vigesse ancora l'autorità dei nostri conti sul territorio comitale, tranne, per quel che si è detto, la città e i prossimi feudi vescovili.
   32. Ma il potere comitale era appunto allora per finire, giacché per la ribellione del conte Monaldo, seguita conte vedremo al luogo di costui (n. XX, § 2) intorno al 1230, egli dall'imperatore Federico II fu privato della contea di Apruzio. In ogni modo questa, col governo comitale, sarebbe cessata sempre pochi anni appresso, cioè nel 1234, quando lo stesso Federico II divise il regno in provincie o ginstizierati, abolendo le contee, tra cui quindi anche quella aprutina, siccome narrammo più indietro (§ 22).
   E i nostri conti allora, appunto per quella confisca, non ebbero neppure la sorte diminuita degli altri, ma caddero nella povertà e nel bando ed ebbero bisogno de' soccorsi papali, come vedremo al luogo di Roberto II (n. XXII, §2). I loro discendenti, in epoca più propizia
   (1) Gattoi.a, Ac.ce.is. ad Ilist. C1,418.