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La Contea di Apruzio e i suoi conti
Storia teramana dell'Alto Medioevo
Francesco Savini
Forzani & C. Tipografi del Senato, 1905, pagine 271

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Puri? II - l conti di Aprutio.
   Ciò scrivevamo prima che uscisse alla luce l'ultima edizione critica della cronica farfense. Ora questa, pubblicata appunto in questo anno (1), assicura piena mente la nostra correzione e da inoltre l'esatta lezione del tratto di sopra riportato e che nella nuova edizione, suona cosi: «Merco abbas tenet curtein Sancti Felicis « de Pedungano, quam habuerunt filii fiualzonis per « praecariam (2), qui vendiderunt Attoni corniti, et ipse «comes dedit Pet.ro tilio Ardingi, et ipse dedit ti li i s «Tedeniari, qui modo dederunt Sancto Quirico » (3).
   (1) Il Chronicon Fin-feline di Gregorio di Catino, (ite. a cura di U. Balzani, voi. 2, (voi. I, p. 251). Roma, 1903.
   (2) Il copista del Muratori aveva mutata questa forma di donazione nella strana parola Pro pero cium, come avea trasformato Merco in Morto e Attoni in Antonio, nomi che gli suonavano più comuni; e ciò senza parlare degli altri minori errori.
   (3) Vogliamo anche, qui notare, che il De Laurentiis, nel suo erudito studio sul Crostalilato e la Contea di Chn-ti (in Hollrtt. stor. abrnz~.au. 1901, punt. Ili, p. 27), stima questo, che qui chiamiamo Attone IV, fratello del conte Trasmondo di Ohieti, senza però addurne la ragione e senza badare, clic, mentre Trasinondo appare in questo placito del 1056 chiaramente conte di Chieti, il conti? Attone invece, comparendovi senza predicato territoriale, è da credersi piuttosto conte del luogo ove l'adunanza si tenne : cioè di Aprutium.