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La Contea di Apruzio e i suoi conti
Storia teramana dell'Alto Medioevo
Francesco Savini
Forzani & C. Tipografi del Senato, 1905, pagine 271

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Parte II - I confi di Apruzio.
   gli uomini del castello ed ivi esercitare ogni altro diritto a se spettante. L'atto, che reca l'anno 1116 e la nona indizione, ma non il giorno del mese nè il luogo, fu rogato dal giudice Landrico e sottoscritto dai testimoni Baronello, Rainfredo e Bernardo Oanatore: noi lo diamo per intero nell'appendice (doc. XIV). Xotinsi intanto in quest'atto, oltre i pieni diritti feudali di Attone, anche la tradizionale generosità dei conti aprutini della vecchia stirpe verso la loro chiesa regionale, che continuò a godere il dominio baronale di Luco fino al 1806, sino cioè all'abolizione dei feudi nel regno. Da ultimo è pur da notarsi, che il castello di Luco era nel comitatu di Penne; ciò che prova, che il conte aprutino estendeva nel 1116 i suoi domini anche nel contiguo territorio pennese, cioè oltre i contini naturali della sua contea.
   7. Attone esercitava altresì i suoi diritti di alto feudatario nel prestar l'assenso alle donazioni feudali, che seguivano nel suo territorio comitale. Così egli annuiva nel 1116 alla donazione, che Raimondo di Elperino ed i costui figli fecero al vescovo S. Berardo di tutt'i beni, che possedevano nei contadi aprutino e pennese. Tanto trasse l'Antinori (1) dal foglio 49 del cartulario aprutino. argomentandone anche, clic il conte Attone reggesse ambedue i contadi: ma ciò seguiva, come vedremo nei suoi successori, perchè i suoi feudi si estendevano nelle contee vicine, e non per altro.
   (1) Antinori, op. cit. ad an. llltì.