JOÓ
Parte II - I conti di Apruzio.
« di Pallauria. detto Palariense, Roberto di Castelvec-« chio, Niccolò di Monteauro, o sia Molitorio, Pietro di « viperino di Teodemarico e di Alberico di Civitella ». Poi l'Antinori stesso aggiunge in nota: « Il Brunetti si «avvalse d'altro esemplare del Cartulario della Chiesa. « aprutina se citò questa carta alla p. 75. quando in «quello che oggi esiste è alla pag. 53. Se n'erano fatte « probabilmente più copie e diverse dalle due suddette; « era forse l'altra veduta dal Muzi. Quanto poi ai Conti « egli Brunetti notò, che Azzo aveva lasciato sei figliuoli, «e lo ritrasse da questo monumento». Così l'Antinori; noi però, a spiegare tale differenza, di citazione di pa-gina penseremmo ad una ragione più semplice; per esempio, ad un errore nel leggeri; i numeri delle carte facile ad incorrersi; tanto più. ohe del famoso cartulario gli scrittori nostri' e l'Ughelli citano sempre un solo codice, autentico ed antichissimo.
4. Un altro atto di autorità comitale degli stessi sei personaggi ci serbava il cartulario e ci riferisce l'Antinori, ma non il Brunetti, dalla pagina 54 di quel registro, intitolandolo « Charta infeudationis sine data», la quale però è da stabilirsi pure nel 1122, per trovarsi tal carta fra i documenti di questo anno. Per l'importanza della medesima, cediamo anche qui la parola all'Antinori (1): « Alla presenza degli stessi testimoni (qui sopra citati) « e di Ratcrio di Ripa, vale a dire allora o poco dopo, « esso Vescovo Berardo, con approvazione dei suoi Ca-« rionici, chiede in feudo per aiuto e difesa della sua « Chiesa a quei due Conti Aprutini Enrico e Matteo e «ai loro fratelli Roberto, Guillelmo, Azzo e Tancredo, «durante solamente le loro vite, il feudo, che dal Ve-« scovo Uberto suo antecessore era stato dato al conte
l) Antinori, op. e loc. cit.