Stai consultando: 'La Contea di Apruzio e i suoi conti Storia teramana dell'Alto Medioevo', Francesco Savini

   

Pagina (147/286)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (147/286)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




La Contea di Apruzio e i suoi conti
Storia teramana dell'Alto Medioevo
Francesco Savini
Forzani & C. Tipografi del Senato, 1905, pagine 271

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   Parte II - I conti di Apruzio
   eredi. Ma checché siasi delia causa, del fatto ci dà pruova la concessione, che nel ll'J.-ì il legato imperiale Bertoldo fece al vescovo di Ascoli, il quale cosi ci si mostra fautore dell'impero, dei territorii di S. Egidio, di Lcmpa, di Collepagano « et quid quid Comes Ilaynaldus « Aprutii vel homines sui in Fundaniano (oggi Fuci-« guano giusta il Palma) (1) hactenus possederunt, et « ius patrouatus et dominium. quod idem Comes Ray-« naldus asserebat se in Abbatia Montis sancti habere ». come ha il diploma di Bertoldo pubblicato dall'Ughelli(2) e da noi riprodotto in fine (doc. XXI).
   E gli stessi feudi poi furono confermati alla chiesa ascolana dell'imperatore Enrico VI con due diplomi. Col primo dei 20 di luglio del 1191, da noi pur dato per intero (doc. XXII), egli, confermando la donazione, dice, che quei beni « videbantur pertinere » al conte Kainaldo e ai suoi militi, ciò che finisce a provare la disgrazia, in cui era caduto il nostro conte. Col secondo diploma dei 30 di marzo del 1195 intimò l'imperatore agli abitanti degli stessi feudi di prestare omaggio e fedeltà al vescovo di Ascoli; c anche quest'atto noi riportiamo in queste pagine (doc. XXIII). E cosi vediamo per tre volte, nel 1185, nel 1194 e nel 1195, cedute al vescovo di Ascoli le terre del conte aprutino ai coufini ascolani. Ciò era frutto, abbiamo detto, della disgrazia imperiale: ina questa triplice concessione delle stesse cose per noi mostra pure, che quel vescovo vi aspirasse come a proprio territorio. Se non clic, ripetiamo, quei paesi finirono col tornare e rimanere poi sempre al vecchio suolo teramano.
   (1) Palma, np. cit. voi. I, cap. XXXII.
   (2) UniiELLi, Italia sacra, in Asciti.