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La Contea di Apruzio e i suoi conti
Storia teramana dell'Alto Medioevo
Francesco Savini
Forzani & C. Tipografi del Senato, 1905, pagine 271

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a cura di Federico Adamoli

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   l'arte II - I conti di Apruzio.
   loro avo conte Rinaldo de Aprutio. fuor del caso dell'esistenza di ascendenti o discendenti di quest'ultimo, a' quali spettasse il diritto su quei beni.
   ;-!. Ma l'altra lettera, già esaminata (n. XX, § 2), di papa Urbano IV dei 10 di maggio del 1264 come, ci lui porto maggiori informazioni sul conte Monaldo, cosi ce le fornisce sui costui figli Rinaldo e Roberto. In essa dunque quel pontefice, siccome mostra il testo da noi stessi trascritto dall'originale registro vaticano e dato qui in fine (doc. XXIX), indirizzandosi al vescovo di Ascoli, gli narra, che il nobile Roberto, figlio del fu Monaldo « Comitis Aprutini », devoto della Chiesa romana aveagli esposto, che il suddetto conte suo padre per la fedeltà ad essa serbata era stato da Federico imperatore spogliato della contea « Aprutii », che egli Roberto per la stessa cagione er;i slato chiuso « in duro carcere » e che inoltre il fratello Rinaldo, per avere accettato dalla Chiesa romana la capitaneria in Atri ed il contado di Loreto (nel pennese), avea sofferto dopo il 1253 dall'imperatore. Corrado, figlio di Federico II, prima il carcere e poi il laccio e da ultimo, che in seguito di tali eventi egli Roberto cori la moglie e con quattro tìgli aveva dovuto miseramente andare esule dal regno. II pontefice quindi, mosso a compassione da tante sciagure, ordina al vescovo ascolano, che faccia soccorrere quei nobili sventurati di vitto e di vestito per lo spazio di tre anni dai monasteri e dalle chiese della città di Ascoli.
   4. Da questa lettera di Urbano IV si trae dunque, che Rinaldo, seguendo l'esempio paterno, tenne le parti della Chiesa a tempo della breve dominazione di papa Innocenzo IV nel regno. N'ebbe egli in premio la « Ca-« pitaniam in Adria et Comitatum Laureti», Cornelia l'esaminata lettera e non già « ie Capitarne di Atri e