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La Contea di Apruzio e i suoi conti
Storia teramana dell'Alto Medioevo
Francesco Savini
Forzani & C. Tipografi del Senato, 1905, pagine 271

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   XXI. Rinaldo II.
   149
   «del contado di Loreto», come scrive l'Antinori (1). Quindi egli fu capitano e vogliasi pur podestà di Atri, e conte, ma non capitano di Loreto; ossia ebbe il governo della prima e il dominio feudale del secondo. Ciò avveniva nel 1253, quando cioè Atri continuava a serbar fede, al potere d'Innocenzo IV: e l'Antinori (2) cita dall'archivio Sorricchio di Atri due bolle: una da Assisi del 1° di maggio di detto anno 1253 e l'altra pur da Assisi dei 13 di giugno dello stesso anno: con la prima Innocenzo lodava quella fede ed esortava il podestà (che doveva essere, anche a parere dell'Antinori (3), il nostro Rinaldo), il consiglio e il popolo di Atri a perseverare nella medesima. Con l'altra poi il papa comunicava al podestà e al comune, atriano, non che agli altri del regno devoti della Chiesa, che egli, avendo conferito il regno di Sicilia ad un principe potente, il cui nome sarebbe stato più tardi manifestato (e che era Riccardo conte di Cornovaglia e fratello di Arrigo III re d'Inghilterra), fornito di un grande esercito per la conquista del regno, esortava e comandava gli si mantenessero fedeli e a tanto inducessero gli altri.
   Notiamo qui che il Sorricchio pubblica dalla raccolta manoscritta de' monumenti atriani del suo antenato Nicola Sorricchio nel suo « Comune atriano » (4) ben sette lettere di papa Innocenzo IV dirette al podestà, al consiglio e al comune di Atri dal 1° di novembre del 1251 al 13 di giugno del 1253. Egli crede però piuttosto le prime che le ultime indirizzate a Riti) Antinoiu, Meni, abruzz. cit. voi. II, p. 110.
   (2) Antinori, op. e loc. cit.
   (3) Antinori, op. cit. voi. II, p. 111.
   (4) Sorricchio, Il Coni, atriano nei sec. xiu e xn', app. docc. V-XI.