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La Contea di Apruzio e i suoi conti
Storia teramana dell'Alto Medioevo
Francesco Savini
Forzani & C. Tipografi del Senato, 1905, pagine 271

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Parte li - I conti dì Apruzio.
   2. Dall'altra lettera papale poi del 1201 (doe. XXIX) si trae, che Roberto II, per aver seguito le parti di Innocenzo IV contro gl'imperatori Federico II e Corrado IV ed in seguito dello spogliamene del padre e dell'impiccagione del fratello, aveva dovuto in un con la moglie e con quattro figli, senza beni e senzn patria, partirsi dal regno e che perciò il papa Urbano IV avea ordinato al vescovo di Ascoli di fornir loro vitto e vestito per tre anni, mercè i beni delle chiese e dei monasteri di quella città,
   E così vediamo quella stessa chiesa ascolana, che un secolo innanzi era stata beneficata da un progenitore di Roberto, dal conte Matteo cioè (n. XIV, § 4), esule altresì per ragion di stato, restituire ora il benefizio al discendente divenuto misero e ramingo. E noi pensiamo anzi, che la cagione, che mosse il papa ad assegnare alla chiesa ascolana il nobile peso, potette essei'e ap-punto il ricordo della munificenza già adoperata verso quella chiesa da un antenato di Roberto, quasi diremmo, a contraccambio di benefizio. E chi sa non anche avesse Roberto scelto a luogo d'esilio quella stessa città, che avea porto si benevolo asilo al suo progenitore?
   3. Intanto noi, dopo il 1264, non possediamo altra notizia dei fatti di Roberto, se non quella assai posteriore fornitaci da un regio rescritto dei 27 maggio del 1312 copiato dal Brunetti (1) e riferito da noi in fine (doc. XXX). Egli dovea essere allora assai avanzato in etù, se 48 anni prima, nel 1264 cioè, già aveva quattro figli, poniamo anche bambini. In quell'atto dunque il re Roberto d'Angiò scrive al giustiziere dell'Abruzzo ulteriore, che, avendo revocata la sospensione (seguita anche per altri) dell'auaua provvisione di venti
   (1) Brvxktti, Meni. msn. cit. c.at. I, n. 1, p. 171.