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vedere quello che faceva, più che parlarne; ma quando non poteva evitarlo, la sua faccia s'illuminava, il suo accento aveva qualche cosa di solenne, a ricordare quello che frissero i nostri antichi, e quelli di poche generazioni prima di noi, quando la scienza agronomica non era ancora creata. Che gran libro, esclamava, e quello del nostro Quartapelle! Oggi abbiamo trovato vero per dimostrazione scientifica quanto egli vide per forza d'intuito e per esperienza illuminata dalla sola luce dell'ingegno! E ancora non trova chi lo illustri in questo senso. I giovani fanno poco oggi con tanti mezzi che si hanno. Quando si era in qualcuna delle tante stanze de' suoi libri, fermo innanzi a qualche scaffale, ecco, diceva, che utile si recherebbe alla nostra letteratura scientifica, se i giovani, ma ci vogliono quelli usciti dai licei, prendessero a fare dei raffronti, per vedere ciò che i nostri grandi latini, ed anche i greci, ma in proporzione minore, scrissero in cose di agricoltura e che oggi la scienza ha trovato vero. Rileggo spesso con questo proposito e Varrone e Plinio e Columella e Virgilio, ed ogni momento ci è a notare una divinazione. Bel campo di studi, ripeteva, per i nostri giovani volenterosi!
Oggi facciamo delle grandi scoverte; ma ci manca il mezzo di far scendere l'utilità loro fino ai lavoratori, non abbiamo ancora creata una letteratura per questi; vedete, manca il libro adatto ai nostri contadini; diamo troppo o nulla; e i proprietari, anche di buona volontà, si affaticano inutilmente. Ci è molto, ma molto da fare, mio carissimo amico. Ma voi siete giovane e avete buona volontà e dovete aiutare questo moto universale. La vostra Rivista potrebbe far molto. O se fossi meno innanzi negli anni, e potessi attendere a più cose, quanto mi sarebbe dilettevole lavorare insieme! Perchè anche la buona compagnia è necessaria,