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Opere Complete
Volume Primo
Giuseppe Devincenzi
Giovanni Fabbri Editore, 1912, pagine 465

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   GIUSEPPE DEVmCENZI
   o4 ...................................................
   addivenire una scienza. L'uomo, la civile società e la proprietà sono gli obbietti delle leggi. Or la prima cosa dunque è forza conoscere che sia l'uomo, che sia la civile società, che sia la proprietà, e da queste conoscenze dirittamente ne emergeranno le leggi. Imperocché, come ottimamente dice l'immortale Montesquieu, altra cosa non sono le leggi nel loro significato più ampio, che le relazioni necessarie, che derivano dalla natura delle cose. Ma egli fa d'uopo studiar l'uomo, la società civile, e la proprietà quali sono realmente e non secondo le stravolte fantasie dei filo-soli: quindi si vuol considerare l'uomo in società e non isolato; la società come stato di natura e non a guisa di un romanzo, e la proprietà come cose necessarie all' uomo e alle civili società. Le quali tre maniere di cognizioni sono tre diverse scienze, la Filosofia cioè, o vero lo studio dell'uomo, la Politica, o sia lo studio delle società civili, e la Economia Politica, che è quanto dire lo studio delle ricchezze delle nazioni. Come mai si potrà constituir leggi colle quali gli uomini si debbono conformare, senza conoscere, che cosa egli è quest'uomo, quale la sua natura, quali i suoi diritti, quali i suoi doveri, quale il suo destino? Come si potrà ordinare statuti, secondo i quali le civili società si deve governare, se prima non si conosce che son mai queste società? In qual modo finalmente alcuno dovrà avvisarsi di poter dar fuori savi regolamenti intorno alle proprietà pubbliche e private senza sapere che son mai queste ricchezze, come si producono, come debbono esser distribuite e come si consumano? E dappoiché queste tre scienze sono le vere basi di ogni legislazione, così dal dipartirsi dai loro insegnamenti, o per ignoranza o per qualunque altro siasi più reo motivo, hanno origine tutti i mali, che i datori di leggi apportano ai cittadini ed alle civili compagnie. Nè giova che chi deve far leggi e statuti abbia ripiena la mente e il cuore di nobili virtù, e che beneficentissimo sia: chè senza così fytte conoscenze, colle più rette intenzioni del mondo sovente si rovina i popoli, e niente non è più incerto di quell'antichissima sentenza, che dice, che giammai