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Opere Complete
Volume Terzo
Giuseppe Devincenzi
Giovanni Fabbri Editore, 1914, pagine 465

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   GIUSEPPE DEVINCEHZI
   quello delle C 20. Onde mettendo pur da parte il maggior pregio che acquista il vino A invecchiando, e posto che il vino si venda nell'anno, la coltivazione A apporterebbe per ettaro lire (50 X SO) 4000; la B (33 X 40) 1320 e la C (22 X 20) 440. E se si pone mente, come testò notammo, alle maggiori spese di piantamento e di coltura che richiedono le vigne coltivate come B e C, si comprenderà facilmente, che, come la vigna può essere la coltivazione più ricca, che possa farsi in Italia, così può essere la più povera, secondo le buone o le cattive pratiche che si seguono. Queste stesse considerazioni potremmo fare per altre colture; sebbene niun'altra possa presentare la differenza che presentano le varie coltivazioni delle vigne, specialmente per le qualità del prodotto; perocché non vi ha alcuna produzione della terra il cui valore possa variare da 1 a 100 ed anche più, come avviene del vino. Quindi la necessità di studi, e di studi serissimi dell'agricoltura, ed in ispecie della viticoltura.
   Dirò ora del sistema che tengo nel piantare e coltivare le mie vigne, e dei benefìci, che ne ritraggo, sperando che questo serva di stimolo e di esempio ad altri, ed a quelli in ispecie, che appartengono o apparterranno alla Società dei viticoltori, a darci anch'essi le stesse notizie per le loro vigne, notizie che io loro dimando in nome della nuova Società. Desidero ardentemente che i viticoltori in vii no alla Società delle memorie in cui descrivano tutto quello che fanno ed ottengono in fatto di coltivazione della vigna, e non importa se in bene o in male. La raccolta di tante notizie diverse, di tante pratiche ed opinioni sarà la più sicura via per propagare rapidamente per ogni dove la razionale coltivazione della vigna fra noi. E forse molti possessori di terre, i quali per lo innanzi lasciarono la cura delle loro vigne o a mezzadri o a gastaldi, facendo questi studi comprenderanno la necessità di darsene cura essi stessi in appresso. Anche io facea sul principio coltivare le mie vigne dai mezzadri e dai fattori. Ma presto mi avvidi che se non me ne fossi immischiato io stesso, o avrei dovuto smettere, o me ne sarebbe derivato una mina; e spero che questa mia rivelazione voglia tornare utile ad altri.