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Opere Complete
Volume Terzo
Giuseppe Devincenzi
Giovanni Fabbri Editore, 1914, pagine 465

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   società dei viticoltori
   tffl
   dite così meschine e con perdite, anzi che con benefici, sui capitali impiegati, basta loro anche un solo anno di più scarsa entrata, vuoi per mancati prodotti, vuoi per bassezza di prezzi, ovvero per amendue queste ragioni, per andare in totale rovina e non più rilevarsi; nè questi casi son rari. Non può più dirsi ora, come una volta, che la scarsezza della produzione trovi compenso nell'accrescimento dei prezzi, essendo, per così (lire, scomparse le distanze fra i produttori anche delle più distanti parti del mondo per le facilitate comunicazioni. Or supponiamo pure che il prodotto del vino fosse stato a Viterbo nel 1875 una media ordinaria, di ettolitri cioè 9,51 l'ettaro pel proprietario, e potrebbe essere stato neppure la metà, coi prezzi, ai quali furon venduti i vini iu quell'anno, (li lire 15 l'ettolitro, il proprietario non a-vrebbe ritratto per ettaro che lire (15 X9,51) 142,65 contro un valore di produzione di lire (9,51 X 27,87) 245,01, ossia avrebbe avuto una perdita per ogni ettaro di lire (245,04 27,87) 245,04, ossia avrebbe avuto una perdita per ogni ettaro di lire (245,04  142,65) 102,39.
   Vi può esser mai uno stato di coso più miserevole di questo? E la vigna sventuratamente non è la sola coltura, che si trovi in così fatte condizioni in molte parti d'Italia!
   Questo è, ed anche peggio, la ricchezza che in molte nostre contrade aggiunge alla proprietà fondiaria la coltivazione della vigna! E tanta mina non deriva, mi si perdoni la parola, che per sentimento di dolore non posso soffocar nell'animo, che dalla nostra ignoranza. E pur nel comune di Viterbo, che abbiamo preso ad esaminare come il non peggioro degli esempi, il lavoro dello scasso nel piantamento della vigna non eccede la profondità di 90 centi-mentri e non costa che lire 665,42 l'ettaro. Quale non debbe essere dunque la ruina di coloro, che invece di sceglier delle terre adatte alla piantagione della vigna, si mettono a lottare contro rocce e macigni, quasi che non vi fossero altre terre da vignare in Italia, spendendo non già più centinaia, ma più migliaia di lire all'ettaro pei soli lavori preparatori come sopra notammo, o di quei proprietari, che nei castelli romani fanno degli scassi della profondità sin di 2 e più